mercoledì 8 ottobre 2008

CI PENSO IO

L’Arbitrio al Governo
Piero Ignazi
(Espresso 40/’08)

Il caso Alitalia costituisce la cartina di tornasole della presenza di alcuni tratti tipici della cultura politica italiana: ipercorporativismo sindacale, uso discrezionale della legislazione e predilezione per furbizie e scorciatoie, inattitudine della sinistra a fare opposizione, retorica pattriottarda, fiancheggiamento al potente di turno di una imprenditoria “compradora”, acquiescienza al potere degli intellettuali con contorno alle vongole.
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A parte quei settori dove si produce in regime di concorrenza globale, e che fanno la ricchezza della nazione, molti (ex o soi-disant) imprenditori si sono adagiati sulle reti di protezione pubblica garantite da tariffe, concessioni, da barriere. Del resto, l’esempio viene dall’alto. Il nostro presidente del Consiglio, infatti, ha agito sempre in settori connessi con i pubblici poteri attraverso “concessioni”, vuoi edilizie, vuoi di frequenze televisive; il rischio d’impresa era azzerato dalla protezione politica, indiretta ai tempi di Craxi, diretta ora.
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In effetti non c’è che da ammirare il coraggio di questi imprenditori che affrontano il rischio di affiancare il potente di turno, scaricano sui contribuenti il costo del deficit ( almeno un miliardo di euro ) accumulato dalla compagnia di bandiera e si tutelano per legge dalla concorrenza. - sic! –
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Ma se questi atteggiamenti rimandano a carenze strutturali di una classe imprenditoriale e di un certo ceto intellettuale, per cultura e tradizione troppo avvinti e “disponibili” al potere politico, il lato più oscuro della vicenda Alitalia sta in un provvedimento solo apparentemente marginale del governo: Il grazioso dono elargito alla Cai della sospensione dell’antitrast per sei mesi. Una iniziativa geniale e semplice come l’uovo di Colombo: se c’è una norma, un regolamento, un istituto che intralciano, basta sospenderli. Se questa è la cultura giuridica del governo in carica, un tale precedente potrebbe essere esteso anche ad altri ambiti. ……. E perché non sospendere la Corte Costituzionale se non si comporta bene sul lodo Alfano? Al di là della fantapolitica (speriamo), l’assenza di reazioni al diktat governativo evidenzia la drammatica sottovalutazione di cosa significhi introdurre l’arbitrio “principesco” in un sistema politico complesso.

Significa, semplicemente, incominciare a picconare lo Stato di diritto.

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