domenica 26 ottobre 2008

GOVERNARE LUCCA IN CONSIGLIO COMUNALE CON IL CENTRO SINISTRA CONTRO LA RIFORMA GELMINI

"NOTIZIE DALLA "NAZIONE"
Sorpresa: Governare Lucca con l’opposizione
Approda in consiglio comunale la polemica sul decreto Gelmini, ed è subito muro contro muro tra maggioranza e opposizione. Nella riunione di giovedì sono stati infatti presentati due ordini del giorno
Lucca, 25 ottobre 2008 -
Il primo — firmatari M. Teresa Leone, Cecilia Carmassi e Paolo Moriconi (Ulivo- Pd) — esprime assoluta contrarietà nei riguardi del decreto del Consiglio dei Ministri con cui si prevede il ritorno al maestro unico e l’abolizione del modulo dei tre insegnanti su due classi nella primaria, la diminuzione del tempo scuola, l’aumento degli alunni dal 2009/2010 e chiede la salvaguardia del modulo dei tre insegnanti, il tempo pieno e il tempo prolungato. Un documento che — a sorpresa —, pur non ottenendo l’ok del civico consesso, è stato votato anche dai due consiglieri di «Governare Lucca», Mauro Giusti e Moreno Bruni.
Gli stessi esponenti del gruppo, timonato da Piero Angelini, non hanno poi votato l’istanza presentata dalla maggioranza, Udc, Fi e An e firmato anche da Mura (indipendenti) e Brancoli (gruppo misto). Il documento giudica di buon senso le riforme introdotte dal Governo che reintroducono il voto in condotta, il maestro prevalente e lo studio dell’educazione civica e impegna sindaco e giunta a sensibilizzare la Regione per non creare le condizioni per trasformare la scuola in un campo di battaglia dove spostare lo scontro politico, a sollecitare la giunta regionale a mettere in atto iniziative nella formazione per potenziare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Sono intervenuti i consiglieri Leone (Pd), Fava (An), Sichi (Rifondazione), Tambellini (Pd), Baudone (An), Moriconi (Pd), Lotti (Fi), Garbini (Udc), Tagliasacchi e Raspini (Pd), Carmassi (Pd), Bertani (Udc), Fabbri e Andreoni (Fi), Bruni e Giusti (Governare Lucca).
Ha chiuso la discussione l’assessore Donatella Buonriposi. Il documento della minoranza è stato respinto con 18 voti contrari e 13 a favore, quello della maggioranza è stato approvato con 18 voti a favore e 11 contrari. In precedenza era stato approvato un provvedimento che istituiva due nuove commissioni, lavori pubblici e controllo e garanzia, ed era stata integrata con due nuovi consiglieri (Dinelli Fi e Bertini Ulivo Pd) la commissione di indirizzo e controllo su enti, aziende e istituzioni partecipate.

sabato 25 ottobre 2008

DA LUCCA: LA SCUOLA NON E' IN VENDITA!

DA LUCCA:
IN CINQUEMILA AL CORTEO DI PROTESTA CONTRO LA CONTRORIFORMA
GELMINI TREMONTI BERLUSCONI

LUCCA CONTRO LA RIFORMA GELMINI TREMONTI BERLUSCONI

















































































































































































































































































































































































































































































































































SOCIALIZZAZIONE DEI COSTI E PRIVATIZZAZIONE DEI PROFITTI

Piero ignazi
"Potere&Poteri", L'Espresso
Il ritorno dello Stato
La destra italiana si riconverte allo statalismo
abbandonando con un giro di valzer il neoliberismo
vantato fino all'altro ieri

Il sentiero stretto in cui si devono muovere i governi di fronte alla crisi finanziaria globale passa tra due opposti pericoli: quello del business as usual, non è successo niente, anzi 'un bel febbrone aiuta a crescere' e quindi evviva la distruzione creativa del capitalismo; e quello della crisi irreversibile del capitalismo e quindi riportiamo lo Stato nel ponte di comando dell'economia.
Per una volta, in mezzo sta la virtù.
L'intervento pubblico non è, in sé, il male assoluto come per decenni hanno sostenuto i fondamentalisti dell''iper-mercato' e i neoconservatori di mezzo mondo, da Ronald Reagan in poi.
Dipende da chi lo attua, con quali finalità e quale background culturale-ideologico (comunista o socialdemocratico , populista-autoritario o fascista).
Negli ultimi vent'anni e passa l'ideologia neo-liberista è dilagata in tutta Europa. La socialdemocrazia, per sua debolezza teorica, non è riuscita a far argine e ha ceduto passo dopo passo alle posizioni dell'avversario, spesso ricalcando in maniera grottesca le sue argomentazioni.
Con il risultato di perdere l'identità, stretta tra un irrigidimento in difesa della tradizione e un adeguamento supino verso il pensiero della parte avversa.
La conseguenza di questo arretramento è che oggi il 'ritorno dello Stato' in Europa rischia di sfuggire di mano alla sinistra e trasformarsi in una risorsa a disposizione della (nuova) destra.
È solo una possibilità che comunque va declinata paese per paese. Se in Gran Bretagna non ci sono dubbi che sia il Labour ad avere il monopolio della politica interventista nell'economia, senza peraltro essere più tacciato come inconcludente dissipatore del denaro pubblico grazie ai governi di Tony Blair - al punto che oggi Gordon Brown può proporsi come un novello Clement Attlee, pronto a difendere sia l'economia che i sottoprivilegiati - in Francia e in Italia sono le destre a guidare la riscossa dello Stato.
Che siano i gollisti di Nicolas Sarkozy a farlo Oltralpe non stupisce visto che non fanno altro che riprendere la tradizione statalista del Generale (le prime grandi nazionalizzazioni post belliche portano la sua firma, non quella della sinistra). E sappiamo bene come, per i francesi, il riferimento a L'État abbia un suono particolare.
Ma in Italia è tutto un altro discorso. L'intervento statale, da noi, ha un antecedente culturale di segno diverso. Si ritrova innanzitutto nel fascismo con la teoria corporativa - peraltro rimasta sulla carta - e con la creazione dell'Iri e nazionalizzazioni collaterali.
Del resto, l'espansione dello Stato nell'economia era congruente con la visione delineata dall'ideologo del regime, il (purtroppo grande) filosofo Giovanni Gentile, quando sosteneva che lo Stato era tutto e fuori dallo Stato non c'era nulla. Ora non c'è niente di più normale che la destra italiana si riconverta allo statalismo abbandonando con un disinvolto giro di valzer il neoliberismo vantato fino all'altro ieri e della cui carenza rimproverava burbanzosamente la sinistra.
Nulla di più facile questa piroetta della destra, perché nei suoi geni non ci sono mai stati i codici del liberismo economico (e nemmeno del liberismo tout court, peraltro). Il suo liberismo era anarchismo, indifferenza e fastidio per ogni vincolo pubblico, animal spirits della giungla non del mercato, privatizzazione dei profitti e pubblicizzazione delle perdite.
In assenza di un coerente framework teorico da difendere, la crisi finanziaria mette nelle mani della destra una opportunità preziosa e irripetibile: riprendere la via fanfaniana dell'occupazione pubblica dell'economia attraverso aiuti alle industrie, chiusura al mercato internazionale, innalzamento di barriere, difesa dalla contendibilità delle nostre aziende e, ovviamente, corsie preferenziali per gli amici (Alitalia docet), ecc.
Se per la destra questa è una occasione d'oro per conquistare una stabile egemonia, la sinistra può però rispondere dimostrando di saper coniugare con maggior coerenza dell'avversario 'Stato e mercato'. In sostanza, ritrovare le ragioni e la convinzione di essere 'liberal' anche in tempi di ferro come questi. Le risorse intellettuali e politiche non mancano: devono solo avere il coraggio di uscir fuori, senza chiedersi cosa penseranno Massimo o Walter, cosa diranno i media, ecc, ecc. È tempo di grilli parlanti alla Paul Krugman e di leader innovativi.

(24 ottobre 2008)

venerdì 24 ottobre 2008

APPELLO DEGLI STUDENTI

"Non reprimete il nostro futuro"
L'appello dell'Unione degli studenti

Non reprimete il nostro futuro. In questi giorni siamo attivamente impegnati nella difesa del nostro futuro nostro e del nostro paese. Scuole e università si stanno mobilitando per chiedere prima di tutto centralità, la consapevolezza che il sapere è il principale motore per il miglioramento delle nostre condizioni di vita. Gli ultimi provvedimenti del Governo prevedono un taglio radicale degli investimenti pari nove miliardi e mezzo di Euro che metteranno in ginocchio il sistema d'istruzione dalle elementari fino all'università. Questo dato inopinabile, basta leggere il testo della finanziaria, si abbatte sulla nostra percezione del futuro, su quello che saremo domani, sulla qualità della nostra vita, sul desiderio di libertà, che è insito in ognuno di noi. In un contesto di crisi dell'economia globale, non siamo rimasti passivamente a subire le politiche di un governo che taglia gli investimenti sulla conoscenza, non limitando la spesa pubblica nel sostegno economico alle banche o alla disastrata Alitalia, di cui tutti noi cittadini pagheremo i debiti. La percezione della "crisi", della "paura" e "incertezza" pervade il nostro presente, sentiamo sulla nostra pelle la mancanza di una vera sicurezza sociale in ambito lavorativo e ci accompagna invece la profonda consapevolezza che in fondo "un domani, saremo tutti precari, che in futuro non avremo mai una pensione, che sarà impossibile per un giovane, comprare una casa". E' nato quindi il movimento plurale nelle sue diversità. Un movimento assolutamente pacifico, reale, partecipativo, democratico, un movimento che nasce per rivendicare più scuola e più sapere, che vuole una conoscenza capace di eliminare le tante ingiustizie sociali che pervadono il nostro tempo. Per questo, non siamo per il mantenimento dello status quo, ma chiediamo invece vero cambiamento, scuole e università al passo con l'Europa, una ricerca al servizio della collettività, la possibilità di raggiungere i livelli più alti dell'istruzione anche se non sei il figlio di un grande industriale. Poco prima delle elezioni Berlusconi diceva ad una giovane precaria: "sposa un miliardario!". Al presidente del consiglio vorrei dire che io voglio sposare la persona che amo e pretendo, da singolo cittadino, che lo Stato mi assicuri l'accesso ai più alti gradi dell'istruzione, come afferma il dettato costituzionale. L'Italia è un paese dove non esiste il merito, vieni premiato solo se riesci a comprarti titoli generalmente definiti d'eccellenza. Il vero merito sta nell'uguaglianza dei diritti e delle opportunità, nel fatto che anche il figlio dell'operaio può diventare dottore. Questo è un movimento propositivo, dinamico, pacifico, che vuole studiare di più e si oppone ad un governo che ci vuole far studiare di meno. Che si oppone ad un governo che si rifiuta di affrontare la vera emergenza educativa del nostro paese, pensando che con un grembiulino o un voto di condotta si possa risolvere la fatiscenza dei nostri istituti scolastici, la mancanza di strumenti didattici, la bassezza della qualità delle risorse, l'arretratezza dei nostri sistemi formativi rispetto a quelli del resto del mondo. Siamo stufi di essere strumentalizzati dal teatrino della politica, non siamo qualunquisti non vogliamo essere pedine da muovere a secondo dell'esigenza di uno o l'altro partito. Siamo una soggettività indipendente, cittadini e cittadine che hanno dei bisogni e chiedono di essere ascoltati e non repressi con la violenza. Abbiamo promosso lezioni di piazza con i docenti, ci siamo mobilitati con i genitori contro il taglio del tempo pieno nelle scuole elementari, non abbiamo mai usato la violenza e mai la useremo. Perché il presidente del consiglio invece di ritirare i provvedimenti o almeno discuterli vuole usare la violenza? Si può definire un paese civile e democratico, se l'uso della forza viene usato a sfondo politico, cioè per reprimere un dissenso nei confronti delle politiche del governo? Può il presidente del consiglio usare le forze dell'ordine per dare forza ai suoi disegni politici? Il 10 ottobre 300.000 studenti e studentesse sono scesi in piazza in tutta Italia, facevo parte della delegazione ricevuta al ministero dell'istruzione. A quel punto, di fonte a due tecnici del ministero spaesati, ci siamo chiesti: e il Ministro? Prima o poi vi incontrerà, rispose sicura di sé una segretaria. Questo momento non è mai arrivato. E' questa la vostra democrazia? E così invece di risposte politiche abbiamo trovato solo offese: bamboccioni, ignoranti, presuntosi, le dichiarazioni del governo si sono susseguite a ritmo serrato, dimostrando il totale scollamento della politica italiana dalla realtà del nostro paese. Lanciamo un appello a tutto il paese, nella speranza che si capisca che questa non è una battaglia degli studenti e delle studentesse ma di tutti quelli che pensano che le scuole e le università sono centrali per lo sviluppo sociale e civile della nazione. Lanciamo un appello ai docenti e ai genitori, non ci abbandonate, non fate in modo che la polizia reprima con la violenza il futuro dei figli della Repubblica. Lanciamo un appello al mondo della cultura, all'intellettualità diffusa, all'opinione pubblica, sosteneteci e costruiamo insieme un'altra idea di scuola, le proposte non ci mancano. Lanciamo anche un appello alla stampa, invece di fare solo la cronaca dei jeans che indossiamo o dell'acconciatura all'ultimo grido, lasciateci lo spazio di raccontarci, di rendere pubbliche le nostre proposte, di avviare una discussione seria e pubblica sulla scuola che vogliamo. Saranno ancora tantissime le pacifiche manifestazioni di dissenso contro questi provvedimenti, stiamo attraversando una fase cruciale della vita del nostro paese, o la democrazia o i manganelli, a voi la scelta...
Roberto Iovino coordinatore Unione degli studenti
(23 ottobre 2008)

giovedì 23 ottobre 2008

Berlusconi nega i tagli alla scuola.

Evidentemente non conosce la finanziaria che il suo governo ha fatto approvare in Parlamento mettendo la fiducia.
In tale finanziaria si dichiarano tagli per miliardi di euro.

Si decide di tagliare le risorse alla scuola, prendendo soldi dal fondo dei finanziamenti destinati alla ricerca e all’università, destinandoli al salvataggio dei banchieri e finanzieri che hanno avvelenato l’economia del Paese.

Perché si taglia la scuola e contemporaneamente si mettono le mani in tasca ai cittadini pagando i debiti dell’Alitalia.

Perché il governo stanzia 40 miliardi di euro per salvare banchieri e finanzieri, e non investe risorse nelle famiglie e nell’istruzione, magari eliminando le sacche di sprechi e privilegi che ci stanno, senza sparare nel mucchio e fare di ogni erba un fascio?

AVVISO AI NAVIGANTI

CONSIGLIO AI NAVIGANTI
(dal Blog di Beppe Grillo )

Lo psiconano ha lanciato “un avviso ai naviganti”. Ha preso ispirazione dal suo modello, Putin. E ha dichiarato con scansione di parole degna di un padrone che si rivolge ai suoi servi: “Convocherò oggi il ministro degli Interni, darò a lui istruzioni dettagliate” per l’utilizzo della Polizia nelle scuole occupate.
Questo è successo ieri 22.10.’08, oggi l’avviso ai naviganti è stato ritirato e anzi negato da Berlusconi. Meno male, ma una riflessione: ha chi è stato messo in mano il paese?

mercoledì 22 ottobre 2008

BERLUSCONI VUOL FAR INTERVENIRE LA POLIZIA

Scuola, Berlusconi: forze dell'ordine contro occupazioni

ROMA (Reuters) - Il governo è pronto a ricorrere alle forze dell'ordine per impedire l'occupazione di scuole e università da parte di chi protesta contro il decreto Gelmini e i tagli previsti dal governo per gli atenei.
E' la linea della fermezza enunciata stamane dal premier Silvio Berlusconi, a cui l'opposizione ha risposto con un appello al Viminale, affinché "non venga sfiorato neanche un capello" agli studenti.

Durante la conferenza stampa di stamani a Palazzo Chigi insieme al ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini, convocata per difendere il decreto legge sulla scuola dopo le proteste e gli scioperi dei giorni scorsi, il presidente del Consiglio ha attaccato le "falsità" dell'opposizione e la stampa rea di non mostrare la dovuta attenzione al provvedimento.

"Voglio dare un avviso ai naviganti: non permetteremo che vengano occupate scuole e università perché l'occupazione dei posti pubblici non è un fatto di democrazia, ma di violenza nei confronti di altri studenti, delle famiglie e dello Stato", ha detto Berlusconi.

Oggi Berlusconi ha incontrato il ministro dell'Interno Roberto Maroni e in serata una note del Viminale avverte che domani il sottosegretario Alfredo Mantovano e i vertice della polizia faranno "una ricognizione dei rischi per la sicurezza" derivanti da "eventuali forme violente di protesta".

A chi gli chiedeva di precisare cosa significasse esattamente il ricorso alle forze dell'ordine, Berlusconi ha scandito: "Sono assolutamente convinto che lo Stato debba garantire i diritti dei cittadini. Faremo lo Stato. Chi compie reati lo sappia".

"Avete quattro anni e mezzo per farci il callo, io non recederò di un centimetro", ha precisato il premier.

PD: A STUDENTI NON VENGA SFIORATO UN CAPELLO

Dura la replica del Partito democratico, con il leader Walter Veltroni che definisce le parole del premier "molto gravi" e il vice segretario Dario Franceschini che lancia un appello alle forze dell'ordine e al ministero dell'Interno affinché agli studenti "non venga sfiorato nemmeno un capello".

Veltroni ha invitato il premier a non "soffiare sul fuoco".
"Il presidente del Consiglio si è assunto una grave responsabilità, trasformando un problema sociale in un problema di ordine pubblico",
ha detto ancora Veltroni, che ha poi invitato genitori e insegnanti a "ignorare le parole che sono state dette" e proseguire con le manifestazioni.

"Rivolgiamo anche un appello al ministro dell'Interno e alle strutture periferiche per l'ordine pubblico perché usino tutto il senso di responsabilità, e perché non venga sfiorato nemmeno un capello agli studenti italiani", ha aggiunto Franceschini.

NAPOLITANO: NON POSSO DECIDERE DA CHE PARTE STARE
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rispondendo alla sollecitazione ad intervenire che gli è stata rivolta da una rappresentanza di studenti, dottorandi e ricercatori, ha detto di non potere prendere posizione sulla vicenda e ha invitato tutte le parti al dialogo.
"Al Presidente della Repubblica non spetta pronunciarsi nel merito dell'una o dell'altra soluzione in discussione, né suggerirne una propria, ma spetta solo richiamarsi ai principi e alle regole della Costituzione", ha detto in una nota.
Il capo dello Stato ha aggiunto che "gli investimenti nella ricerca dovrebbero costituire una priorità" e che è "indispensabile" che su questi temi "si apra all'ascolto reciproco".

OCCUPAZIONI IN CORSO A NAPOLI E TORINO

Da giorni gli studenti delle università, in manifestazioni organizzate o spontanee, protestano contro la riduzione dei finanziamenti statali per gli atenei, il blocco del turnover del personale e il rischio di privatizzazione dell'università -- misure che discendono dalla manovra triennale approvata dal Parlamento la scorsa estate.
Dopo gli scontri di ieri a Milano tra studenti delle università e forze dell'ordine alla stazione Cadorna, oggi a Napoli oltre 2.000 tra studenti, ricercatori, docenti e precari hanno dichiarato l'occupazione ad oltranza di Palazzo Giusso, la sede dell'Università "Orientale", "fino al ritiro assoluto della legge 133", secondo quanto riferito dal sito degli studenti universitari uniriot.org.
A Torino, gli universitari hanno occupato da ieri sera Palazzo Nuovo, sede di facoltà umanistiche, mentre la scorsa settimana un tentativo di occupazione è sorto anche alla Statale di Milano e disordini si sono verificati in molti altri atenei, tra cui La Sapienza a Roma.
Protestano anche gli studenti delle scuole superiori, contro il decreto Gelmini, che prevede per il ritorno al maestro unico alle elementari e sostanziosi tagli nel corpo docente per ridurre la spesa.
Il decreto legge, approvato con il ricorso alla fiducia alla Camera il 9 ottobre, è all'esame del Senato e il governo vorrebbe approvarlo definitivamente entro la prossima settimana.

BERLUSCONI: DA SINISTRA SOLO FALSITA' MA ANDIAMO AVANTI
Il presidente del Consiglio ha aperto la sua conferenza stampa mostrando cartelletta intitolata 'Tutte le bugie della sinistra' e ha chiarito che quello in corso sulla scuola è un "divorzio dalla realtà. Dalla sinistra arrivano solo messaggi falsi di opposizione politica".
Berlusconi ce l'aveva anche con i media, accusati di non riportare correttamente i contenuti dei provvedimenti sulla scuola e di fare da megafono alle proteste.
Non è mancato un richiamo alla manifestazione indetta dal Partito democratico per il 25 ottobre definendola una "possibilità della democrazia, ma.. la piazza non è il posto migliore per fare proposte, quello è il Parlamento".
Il premier ha definito il decreto "sacrosanto ma non è una riforma, fa manutenzione" e ha spiegato che non prevede licenziamenti ma solo un blocco del turn over. Il maestro unico -- che correggendo Gelmini chiama "prevalente, non unico" -- non danneggerà gli studenti e non sarà ridotto il tempo pieno, ha aggiunto.
Poi, sulla contestata mozione della Lega per creare classi separate gli alunni stranieri che non conoscono a sufficienza la lingua italiana, Berlusconi ha negato che sia una misura razzista: "Prevediamo che ove richiesto dalla scuola e dal comitato insegnanti sia possibile provvedere altri corsi esclusivi di lingua italiana per i ragazzi che non hanno padronanza della lingua".
Dall'opposizione, oggi il Pd ha chiesto però di ritirare il decreto Gelmini e di aprire un tavolo con le organizzazioni sindacali, quelle dei rettori e degli studenti. "Si dia un tempo e poi si decida", ha detto Veltroni.

Contro il decreto i sindacati confederali hanno indetto uno sciopero della scuola per il 30 novembre, che segue quello di venerdì scorso organizzato dai Cobas.

SALVATORE SETTIS: NO AI TAGLI ALLA CIECA

Il direttore della Normale
SALVATORE SETTIS

“ I tagli di bilancio dell’università italiana non mancano di ragioni, sia nella grave crisi economica globale, sia negli esempi, purtroppo numerosi nelle università di gestioni irresponsabile. Tuttavia nessuna scure che si abbatte alla cieca ha mai generato nuove forme di virtù”.
A tale proposito i diplomandi della Normale hanno espresso la loro “preoccupazione per i provvedimenti legislativi che sottraggono in modo indiscriminato risorse umane e finanziarie all’università e alla ricerca, settore che dovrebbe rappresentare invece una priorità per lo sviluppo economico e culturale del paese. E’ necessario da parte di tutte le componenti del sistema scolastico-universitario e della classe politica un ripensamento di istruzione e ricerca che garantisca il diritto allo studio nell’ottica della valorizzazione del merito”. Un merito che non ha bisogno soltanto di cervelli ma anche di investimenti in strutture e macchinari.

martedì 21 ottobre 2008

Il piano dei tagli al personale della scuola

Dal 2011 87mila docenti e 44mila non docenti in meno

(Schema piano programmatico Istruzione 25.9.2008)

Dal 2011 nella scuola statale lavoreranno 87.400 docenti in meno. E in proporzione al personale non docente non andrà meglio. I tagli in questo settore ammontano a 44.500 posti di lavoro. Lo prevede il piano programmatico predisposto dal Ministero del’istruzione per dare attuazione al decreto “Brunetta”. Il piano elenca cifre e posti di lavoro da tagliare, suddividendoli per ordine e grado di istruzione e anno per anno. E già dall’anno prossimo il governo conta di cancellare oltre 42mila posti di lavoro. Il grosso dei tagli nella prima fase sarà rappresentato dalla revisione degli organici delle elementari e delle medie e delle elementari tenendo conto del solo orario obbligatorio. Senza calcolare le ore opzionali e facoltative.
Questa operazione, da sola, lascerà sul tappeto più di ventimila cattedre già dal 1° settembre 2009. Il resto dei tagli avverrà aumentando il numero degli alunni per classe e cancellando le cattedre degli insegnanti specialisti di lingua inglese alle elementari. Ed eliminando le ore a disposizione dei docenti delle secondarie riempiendo le cattedre a 18 ore. Gli stessi criteri saranno adottati gli anni successivi anche diminuendo il numero delle scuole a tempo pieno e a tempo prolungato. Per il personale non docente i tagli riguarderanno direttamente i profili. Il grosso ricadrà sui collaboratori scolastici e gli assistenti amministrativi.(26 settembre 2008)

Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze di cui all’art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133
PREMESSA
Il nostro sistema d’istruzione sta vivendo da anni una preoccupante crisi i cui effetti sono tra l’altro evidenziati da ricorrenti indagini nazionali ed internazionali: a fronte di una spesa per allievo superiore alla media OCSE, di un rapporto insegnanti studenti decisamente più alto rispetto alla media europea (9,2 insegnanti per cento studenti che raggiunge l’11,5 se si tiene conto degli insegnanti di sostegno, degli insegnanti che svolgono attività diverse dall’insegnamento e dagli insegnanti soprannumerari ecc..), si riscontrano consistenti divari tra gli esiti scolastici degli studenti italiani e quelli degli altri paesi OCSE e ritardi significativi nei livelli di conoscenza e di competenza relativi agli apprendimenti di base ed in particolare della matematica e della comprensione linguistica. A questo si aggiungono diffuse forme di disinteresse degli alunni verso la scuola, demotivazione e stanchezza del personale anche in assenza di incentivi e riconoscimenti del merito e un preoccupante clima di incertezza e di sfiducia.
Un bilancio deludente che pone una seria ipoteca sul futuro dei nostri giovani, chiamati a confrontarsi tra loro in un contesto internazionale globalizzato, dove la conoscenza è fattore prioritario di crescita personale e collettiva e l’investimento più produttivo è quello in capitale umano. E’ noto, infatti, che nella società in cui viviamo la "qualità" delle risorse umane costituisce un bene primario e strategico di straordinaria importanza per interpretare correttamente e governare
l’innovazione e il cambiamento, per sostenere e orientare le vicende economiche, per essere competitivi, per dare solidità e stabilità alle istituzioni democratiche, per assicurare coesione sociale e promuovere la piena fruizione dei diritti di cittadinanza, per raggiungere livelli di benessere accettabili e duraturi.
Ma "qualità" delle risorse umane significa "qualità" dell’istruzione, centralità della scuola quale sede privilegiata di formazione integrale della persona, di crescita umana, civile e culturale delle giovani generazioni e fondamentale fattore di sviluppo della società nel suo complesso.
Nel nostro Paese, alle profonde trasformazioni intervenute nella vita individuale e negli assetti sociali, ai nuovi scenari disegnati dalla scienza e dalla tecnologia, alle nuove logiche della produzione e del mercato del lavoro non è corrisposta una politica dell’istruzione che realizzasse un disegno organico ed un intervento riformatore unitario e condiviso e, comunque, tale da adeguare alla mutevole realtà gli ordinamenti scolastici, i percorsi formativi, i modelli organizzativi e didattico-pedagogici, i profili professionali degli insegnanti, i sistemi di valutazione.
Le riforme e le innovazioni introdotte negli ultimi decenni hanno conosciuto vicende alterne e spesso tormentate, spinte in avanti, ritorni al passato e rifacimenti che ne hanno impedito la completa attuazione, generando confusione e sensibili ritardi nel processo di modernizzazione. Si rende perciò necessario un profondo e sereno ripensamento dell’impianto complessivo del nostro sistema scolastico, e l’avvio e la gestione di una fase di revisione, riordino ed "essenzializzazione"
dell’intero quadro normativo, ordinamentale, organizzativo e operativo. Non tanto si tratta di aggiungere a quelle esistenti altre soluzioni innovative, ma di razionalizzare e semplificare l’esistente e rendere pienamente efficienti i servizi scolastici al fine di raggiungere risultati qualitativi migliori e di più alto profilo.
Il presente piano programmatico, elaborato in attuazione dell’art. 64, comma 3, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 [1] , si fa interprete di questa esigenza, individuando un quadro organico di interventi e misure volti a realizzare contestualmente sia il riassetto della spesa pubblica sia l’ammodernamento e lo sviluppo del sistema.
Ai fini suddetti sono stati tenuti in debita evidenza gli elementi di successo degli apprendimenti evidenziati nel "Quaderno bianco sulla scuola", elaborato d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia e che si ritiene utile richiamare:
- percorsi formativi caratterizzati dalla chiarezza dei profili di uscita, dagli obiettivi e dai livelli di apprendimento per ogni ciclo di studi;
- essenzialità, coerenza e continuità dei contenuti dei curricoli e dei piani di studio, nella prospettiva di un progressivo passaggio ad una didattica per competenze, i cui esiti vanno certificati con "strumenti" oggettivi;
- autonomia didattica e di ricerca delle scuole nell’organizzare le soluzioni più efficaci per raggiungere i livelli di apprendimento previsti e per superare i fenomeni di dispersione e di insuccesso scolastico;
- un sistema di monitoraggio e di valutazione che misuri conoscenze, competenze e abilità degli studenti nel tempo, offrendo elementi per una didattica più personalizzata e assicurando maggiore omogeneità degli esiti tra le diverse aree del Paese;
- forme integrative della retribuzione di base, legate al riconoscimento del merito, in un contesto di autonomia organizzativa, didattica e di ricerca, sia a livello di istituzione scolastica che di singolo docente.
In consonanza con gli obiettivi e le strategie utilizzati in ambito internazionale, per realizzare il successo scolastico, il piano intende coniugare il dato quantitativo relativo al migliore assetto delle classi e alla riduzione degli indirizzi e dei carichi orario di insegnamento con quelli della migliore qualità dei servizi scolastici e di un efficace dimensionamento del sistema e a un più produttivo impegno degli insegnanti.
Le soluzioni di carattere strutturale e le politiche del territorio per rivelarsi produttive di effetti e assicurare il successo scolastico debbono essere sostenute da un corretto e ben ponderato impiego delle risorse professionali della scuola, attraverso l’adozione di interventi e misure che, nel mentre eliminino sprechi e sottoutilizzo di mezzi, responsabilizzino e recuperino motivazioni, valorizzino il merito, coinvolgano e rendano partecipi nelle scelte, conferiscano maggior ruolo, diano un più avvertito senso di appartenenza.
Si rende pertanto necessario ed urgente procedere alla revisione degli ordinamenti scolastici, dei piani di studio e dei quadri orari, all’attivazione di politiche del territorio efficaci, alla definizione e al riordino del sistema di istruzione professionale corrispondente alle attese ed ai bisogni della collettività: il tutto all’insegna della "essenzialità" e della "continuità" e alla luce di quanto previsto dalle Indicazioni nazionali da ridefinire rapidamente, tenendo anche conto, per il primo ciclo, degli esiti delle sperimentazioni in atto.
Si ritiene poi preliminare rispetto alle altre azioni e non più rinviabile, una complessiva e incisiva revisione della rete scolastica e dell’offerta formativa sul territorio, che elimini nel triennio duplicazioni di indirizzi - spesso frutto della pura sedimentazione di innovazioni successive e della mancanza di proficui raccordi e interazioni tra i livelli istituzionali, i soggetti e gli organismi rappresentativi interessati - e legittimi la presenza di istituzioni scolastiche secondo criteri di
corretto dimensionamento, sulla base dei parametri previsti dal DPR 233/98[2]per l’attribuzione dell’autonomia. A tal fine occorre stabilire una forte interlocuzione con le Regioni e gli Enti locali, al fine di consentire agli stessi, anche con la collaborazione degli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali, scelte di politica scolastica più aderenti ai bisogni del territorio e meglio integrate con la formazione professionale, l’istruzione post-secondaria e l’istruzione per gli adulti.
Per poter raggiungere gli obiettivi di razionalizzazione e di sviluppo previsti dal presente piano si richiede, inoltre, un forte impegno che porti ad un’intesa con la Conferenza unificata e crei le condizioni per una progressiva attuazione di quanto previsto dal novellato titolo V della Costituzione.
Gli interventi finalizzati al razionale ed efficace utilizzo delle risorse - che si inseriscono nel più ampio contesto di un globale riassetto della spesa pubblica che il Governo è chiamato inderogabilmente ad avviare – mirano ad incrementare di un punto il rapporto alunni/docenti e a ridurre del 17% la consistenza del personale ATA. Contrariamente a quanto avvenuto nel passato, mirano anche a realizzare il riordino complessivo del sistema, attraverso la valorizzazione
dell’autonomia delle unità scolastiche, il pieno coinvolgimento delle Regioni e delle Autonomie locali, una nuova governance territoriale dell’istruzione/formazione e un più appropriato ed efficace utilizzo delle risorse.
Il 30% delle economie che saranno realizzate sarà destinato al merito e allo sviluppo professionale del personale della scuola, la cui partecipazione attiva e responsabile ai processi innovativi è indispensabile per il buon esito degli stessi.
I provvedimenti che si intende adottare si pongono, altresì, in una linea di continuità con le azioni poste in essere nel recente passato, previste dalle leggi finanziarie 2007 e 2008, dal c.d. decreto mille proroghe, dalla normativa sull’obbligo di istruzione e dalla Legge 40/2007, relativa all’istruzione tecnico-professionale.
CRITERI DI PREDISPOSIZIONE E ATTUAZIONE DEL PIANO.
Il citato articolo 64 individua una rete di collaborazioni interistituzionali per l’organizzazione del sistema scuola, in grado di assicurare trasparenza e qualità allo stesso e basata sull’impegno e sul lavoro comune del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, delle Regioni e delle Autonomie locali.
Il piano programmatico predisposto tenendo in debito conto, ai fini della puntuale realizzazione degli interventi, dell’importante ruolo della citata rete di collaborazioni, si ispira ai seguenti criteri e principi guida:
− la dimensione territoriale quale ambito di riferimento sia per l’esercizio delle competenze nazionali e regionali previste dalla Costituzione, anche in relazione alle attribuzioni delle Regioni in ordine all’allocazione delle risorse umane disponibili, sia per la definizione dell’offerta formativa e della rete territoriale di scuole, sia infine per la gestione del servizio scolastico, nel rispetto delle norme generali delle prestazioni e secondo criteri che assicurino uno sviluppo coerente ed omogeneo del sistema scolastico sul territorio nazionale;
− la trasparenza nelle scelte, con l’individuazione di parametri oggettivi, che consentano di valutare il percorso di riqualificazione della spesa e di progressivo riequilibrio territoriale nell’utilizzo delle risorse;
− l’integrazione delle risorse dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, per il governo della flessibilità e la valorizzazione del livello territoriale nell’individuazione delle soluzioni organizzative più idonee a rispondere alle esigenze degli studenti e delle loro famiglie;
− l’ottimale dimensionamento delle scuole autonome e la funzionale previsione di una rete di punti di erogazione del servizio realmente rispondente ai bisogni dell’utenza che risiede in aree disagiate (insulari, collinari, montane, etc.);
− la sostenibilità per gli studenti del carico orario e della dimensione quantitativa dei piani di studio, opportunamente riducendo l’eccessiva espansione degli insegnamenti e gli assetti orari dilatati, che si traducono in un impegno dispersivo e poco produttivo, in parte responsabile degli insuccessi, del fenomeno della dispersione e dell’abbandono;
− il superamento della frammentazione e proliferazione degli indirizzi di studio, che disorienta l’utenza e determina un aumento ingiustificato di docenti, e spesso produce una modesta qualità dei risultati di apprendimento.
LE AREE DI INTERVENTO
Per ragioni sistematiche e chiarezza di quadro espositivo si strutturano e articolano gli interventi programmati con riferimento alle tre aree successivamente indicate, riconducibili alle fattispecie e tipologie previste dalla legge 133/2008.
Il presente documento programmatico individua una sequenza organica di azioni strettamente correlate e interdipendenti secondo una logica unitaria, riferite alle seguenti macro aree:
1. Revisione degli ordinamenti scolastici;
2. Riorganizzazione della rete scolastica, ivi compresi i centri territoriali per l’educazione
degli adulti e i corsi serali;
3. Razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane delle scuole.
ACCELERAZIONE DELLE PROCEDURE
Al fine di poter disporre di strumenti normativi che consentano di raggiungere l’obiettivo del contenimento, della razionalizzazione e della migliore qualificazione dei servizi scolastici entro i tempi utili per la gestione di tutte le operazioni concernenti l’anno scolastico 2009/10, si prevederà l’emanazione di uno o più Regolamenti, secondo la procedura di cui all’art. 64, comma 4, della legge 133/2008, recante i principi base, le modalità ed i tempi per la realizzazione delle azioni
relative alle aree prima indicate, da declinare anche attraverso l’adozione di decreti ministeriali e interministeriali.
In particolare i citati Regolamenti disciplineranno la revisione dei curricoli del I e II ciclo e conterranno le indicazioni per l’adozione, entro il mese di dicembre, di una prima azione volta al dimensionamento e razionalizzazione della rete scolastica, da realizzare d’intesa con le Regioni, nonché i criteri e le misure da adottare per l’innalzamento del rapporto alunni docenti a modifica del D.M. 331/1998.
1. Revisione degli ordinamenti scolastici.
In questa area si rende necessaria l’attivazione di iniziative volte sia ad armonizzare e ricondurre in un quadro coerente i diversi interventi di riforma ordinamentale succedutisi negli ultimi anni, sia ad operare, all’interno dei diversi ordini di scuola opportunamente rivisti, una riformulazione degli assetti orari. Nel quadro di tali iniziative si darà attuazione alla disposizione di cui all’art. 4 del decreto legge 1 settembre 2008, n. 137, concernente la reintroduzione nella scuola primaria del maestro unico dal 1 settembre 2009.
- Intervento e razionalizzazione dei piani di studio
La revisione dei piani di studio di insegnamento e, conseguentemente, dei carichi orario, anche ai fini di una loro "essenzializzazione", tiene conto dei recenti interventi che hanno riguardato, da una parte, il primo ciclo di istruzione e, dall’altra, l’impianto di riforma del secondo ciclo di cui alla legge 53/2003 [3], nonché delle recenti misure di riassetto dell’istruzione tecnica e professionale introdotte dalla legge 40/2007[4] e dal decreto legge 137/2008 [5]. Tale revisione sarà realizzata anche mediante l’adozione di uno o più Regolamenti ai sensi dell’art. 64 più volte citato nonché, per
favorire il rapido e completo raggiungimento degli obiettivi, di appositi decreti ministeriali che avviino il processo di innovazione fin dall’anno scolastico 2009/2010.
In tale ottica le Indicazioni nazionali relative alla scuola dell’infanzia e alle scuole del primo ciclo di istruzione, di cui agli allegati A, B e C al decreto legislativo 18 febbraio 2004, n. 59, saranno opportunamente armonizzate con le Indicazioni per il curricolo proposte con direttiva ministeriale 3 agosto 2007, n. 68, con l’obiettivo di pervenire ad una stesura unitaria e semplificata. I relativi piani di studio, le discipline e i carichi orario saranno contestualmente riesaminati ed
"essenzializzati".
I nuovi piani di studio della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione costituiranno parte integrante dei Regolamenti da emanare in attuazione del presente piano programmatico.
I piani di studio relativi al sistema dei licei, di cui al decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, come modificato dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, saranno riesaminati con l’obiettivo di razionalizzarne l’impianto in termini di massima semplificazione. Andranno in tale contesto definite le discipline ed i carichi orario delle singole tipologie in misura non superiore alle 30 ore settimanali. I piani di studio relativi agli istituti tecnici e professionali di cui la legge 2 aprile 2007, n. 40, saranno anch’essi riveduti al fine di pervenire ad una ulteriore razionalizzazione e semplificazione. Per quanto riguarda l’istruzione tecnica, se ne definiranno gli indirizzi in un numero contenuto e adottando un carico orario annuale obbligatorio delle lezioni non superiore a 32 ore settimanali. Per i citati ordini di studio le suddette operazioni dovranno essere raccordate con i tempi previsti per la effettuazione delle iscrizioni e la determinazione degli organici.
Per l’istruzione professionale si opererà nel senso che gli indirizzi aventi una sostanziale corrispondenza con quelli dell’istruzione tecnica, confluiscano in quest’ultima, evitando duplicazioni di percorsi e di carichi orari e conseguente disorientamento dell’utenza. Si riorganizzeranno i rimanenti indirizzi di durata quinquennale, finalizzati al conseguimento di un titolo di studio di istruzione secondaria superiore, in un numero ristretto di tipologie che abbiano rilevanza nazionale, con un carico orario settimanale non superiore a quello degli istituti tecnici.
Si provvederà, inoltre, all’elaborazione delle linee guida di cui all’art. 13, comma 1 quinquies, della legge n. 40/2007, con le quali saranno definiti i criteri atti a consentire, in regime di transitorietà e sussidiarietà, la prosecuzione dei percorsi di durata triennale degli istituti professionali finalizzati al rilascio di qualifiche professionali nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Dovrà infine essere ridefinito l'assetto organizzativo-didattico dei Centri di istruzione per gli adulti. I nuovi piani di studio degli istituti di istruzione secondaria costituiranno parte integrante dei Regolamenti da emanare in attuazione del presente piano programmatico.
- Revisione dei quadri orario nei diversi ordini di scuola
L’assestamento dei curricoli e la razionalizzazione dei piani di studio di cui sopra dovranno comportare nuovi quadri orario di durata più contenuta, con il superamento della duplicazione di indirizzi corrispondenti e la revisione delle attuali forma di compresenza, finalizzata al più proficuo utilizzo del personale docente e all’estensione del servizio.
Nella scuola dell’infanzia l’orario obbligatorio delle attività educative, nell’ottica di una progressiva generalizzazione e tenendo conto delle diversificate esigenze rappresentate dalle famiglie, si svolge anche solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale docente per sezione e riorganizzando il più possibile il funzionamento delle sezioni di una medesima scuola sulla base di tali opzioni. Le conseguenti economie di ore e di posti potranno consentire nuove attivazioni e conseguentemente l’estensione del servizio.
Nei territori montani, delle piccole isole e dei piccoli comuni privi di strutture educative per la prima infanzia, sarà consentita, ad integrazione del numero delle sezioni che non raggiungono il numero dei bambini stabilito, l’iscrizione alla scuola dell’infanzia di piccoli gruppi di bambini di età compresa tra i due e i tre anni, da inserire sulla base di progetti integrati, ispirati all’esperienza delle sezioni primavera, entro limiti massimi del numero di bambini fissato per sezione e dell’orario di svolgimento dell’attività educativa.
E’ reintrodotto con apposito intervento normativo, l’istituto dell’anticipo di cui alla legge 53/2003 e al decreto leg.vo 59/2004, nei limiti delle disponibilità finanziarie esistenti.
Ulteriori risposte alle esigenze relative alla medesima fascia di età potranno essere soddisfatte anche attraverso la prosecuzione e dallo sviluppo delle c.d. "sezioni primavera".
Nella scuola primaria va privilegiata ai sensi del decreto legge 1 settembre 2008, n. 137, l’attivazioni di classi affidate ad un unico docente e funzionanti per un orario di 24 ore settimanali.
Tale modello didattico e organizzativo, infatti, appare più funzionale "all’innalzamento" degli obiettivi di apprendimento, con particolare riguardo all’acquisizione dei saperi di base, favorisce l’unitarietà dell’insegnamento soprattutto nelle classi iniziali, rappresenta un elemento di rinforzo del rapporto educativo tra docente e alunno, semplifica e valorizza la relazione fra scuola e famiglia. Nell’arco di vita intercorrente dai sei ai dieci anni si avverte il bisogno di una figura unica
di riferimento con cui l’alunno possa avere un rapporto continuo e diretto.
Le economie derivanti da tale modello didattico, allo stato non quantificabili, consentono di ottenere ulteriori risorse che potranno ridurre l’incidenza degli altri interventi. Resta comunque aperta la possibilità di una più ampia articolazione del tempo scuola, tenuto conto della domanda delle famiglie e della dotazione organica assegnata alle scuole, nel rispetto dell’autonomia delle stesse.
Le relative opzioni organizzative possibili sono le seguenti:
- la prima (27 ore), corrispondente all’orario di insegnamento di cui al decreto legislativo 59/2004, con esclusione delle attività opzionali facoltative;
- la seconda (30 ore) comprensiva dell’orario opzionale facoltativo e con l’introduzione delmaestro prevalente; quest’ultimo nei limiti dell’organico assegnato, integrabile con le risorse disponibili presso le scuole.
Potrà altresì aversi, ai sensi del decreto legislativo 59/2004, una estensione delle ore di lezione pari ad un massimo di 10 ore settimanali, comprensive della mensa.
L’insegnamento della lingua inglese è affidato ad un insegnante di classe opportunamente specializzato. Si dovrà prevedere, pertanto, un piano di formazione linguistica obbligatoria della durata di 150/200 ore attraverso l’utilizzo, come formatori, di docenti specializzati e di docenti di lingua della scuola secondaria di I grado. I docenti in tal modo formati, saranno preferibilmente impiegati, già dall’anno scolastico 2009/2010, nelle prime due classi della scuola primaria e saranno assistiti da interventi periodici di formazione. Potrà altresì essere previsto, in via transitoria, un affiancamento da parte di un nucleo di docenti specializzati operanti presso ogni scuola, nonché, negli istituti comprensivi, da parte di docenti di lingua inglese.
Nelle more della conclusione del piano di formazione, in via transitoria e fino all’a.s. 2010/2011, potranno continuare ad essere utilizzati, in caso di carenza di docenti specializzati, docenti specialisti esterni alle classi, per l’intero orario settimanale di docenza previsto dal CCNL.
L’orario obbligatorio delle lezioni per la scuola secondaria di I grado è definito, in via ordinaria, nella misura di 29 ore settimanali (rispetto alle 32 attuali) con conseguente adattamento del quadro orario previsto dall’allegato C al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59. Sono fatte salve le situazioni ordinamentali relative alla classi ad indirizzo musicale.
Le classi funzionanti col tempo prolungato, previste dall’art. 166, comma 4 del Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, saranno ricondotte all’orario normale qualora non dispongano di servizi e strutture per lo svolgimento obbligatorio di attività in fascia pomeridiana per almeno tre giornate a settimana ovvero non sia previsto il funzionamento di un corso intero a tempo prolungato. I quadri orario delle classi a tempo prolungato saranno opportunamente definiti per un orario massimo di 36
ore per insegnamenti e attività. Saranno determinate entro il mese di dicembre le classi di abilitazione ai sensi dell’art. 14 del decreto legislativo 59/2004 e la conseguente composizione delle cattedre, riconsiderando quelle attuali al fine di superare l’esistente frammentazione degli insegnamenti, privilegiando quelli di base e aggregazioni umanistico letterarie, scientifico tecnologiche e linguistiche.
L’orario obbligatorio di lezione nei licei classici, linguistici, scientifici e delle scienze umane sarà pari ad un massimo di 30 ore settimanali, con conseguente revisione dei quadri orario previsti dagli allegati al decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226.
Per i licei artistici e i licei musicali e coreutici l’orario obbligatorio di lezione sarà di 32 ore settimanali, con conseguente revisione dei quadri orario previsti dagli allegati al decreto legislativo 17 ottobre, n. 226.
Per gli istituti tecnici e professionali previsti dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, per i quali il numero degli indirizzi di studio dovrà essere opportunamente ridimensionato tenendo conto anche delle proposte del documento finale predisposto dall’apposita Commissione ministeriale di studio, l’orario obbligatorio delle lezioni non potrà essere superiore a 32 ore settimanali, comprensive delle ore di laboratorio. Per quanto riguarda gli indirizzi degli istituti professionali, si fa rinvio a quanto in precedenza previsto per la semplificazione e riduzione dei percorsi. La modifica degli ordinamenti si avvierà progressivamente a decorrere dall’anno scolastico 2009/2010. Dall’a.s. 2009/2010 non saranno conseguentemente attivate nelle prime classi le sperimentazioni attualmente in atto.
Per i centri di istruzione per gli adulti, (compresi i corsi serali degli istituti di II grado) bisognerà ridefinire l’assetto organizzativo-didattico, prevedendo un numero contenuto di materie di insegnamento e legando l’autorizzazione dei corsi stessi al monitoraggio degli esiti finali. Eventuali docenti in esubero non potranno essere utilizzati in corsi o in moduli non ordinamentali. Apposito intervento dovrà riguardare la figura del docente tecnico-pratico presente negli istituti di
secondo grado, riducendo di almeno il 30%, rispetto a quelle previste dagli ordinamenti vigenti, le compresenze con il titolare della cattedra e la contemporanea revisione delle relative funzioni e di quelle dell’assistente tecnico, con l’obiettivo prioritario di assicurare la massima efficienza ed efficacia dell’attività didattica e in laboratorio.
2. Riorganizzazione della rete scolastica.
Il DPR 233/1998, nel fissare i parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, prevede uno standard generale compreso tra i 500 e i 900 alunni, quale requisito per il conferimento dell’autonomia alle istituzioni scolastiche.
Lo stesso DPR 233 consente tuttavia una deroga a tale standard autorizzando, in via eccezionale, dimensionamenti di istituzioni scolastiche con una popolazione compresa tra le 300 e le 500 unità, a condizione che si trovino in zone montane o nelle piccole isole e si tratti di istituti comprensivi del 1° ciclo o "istituti superiori"del 2° ciclo.
Da quasi un decennio, però, la rete scolastica, è rimasta pressoché immutata nelle sue strutture vale a dire nei suoi punti di erogazione del servizio (plessi, sedi distaccate o principali, sezioni associate) e nei centri di coordinamento e gestione (istituzioni scolastiche), e ciò nonostante le dinamiche demografiche che spesso hanno svuotato o riempito a dismisura la platee scolastiche o hanno reso difficili o superflui la gestione e il coordinamento delle scuole.
La presenza dei due diversi livelli di competenza, quello nazionale e quello territoriale, l’assenza di un adeguato coordinamento tra i livelli istituzionali interessati, e la carenza di idonei monitoraggi della rete, che potessero prevenire o correggere tempestivamente il deteriorarsi dei livelli di erogazione del servizio, hanno favorito sprechi di risorse, sperequazioni e disfunzioni.
Attualmente circa 700 istituzioni scolastiche autonome hanno una popolazione scolastica inferiore ai minimi previsti dalla fascia in deroga (meno di 300 alunni). All’interno poi della stessa fascia in deroga vi sono oltre 850 istituzioni scolastiche che non hanno titolo, per tipologia di scuola (circoli didattici, scuole medie, istituti superiori), a farne parte, perché per la loro istituzione non è prevista la possibilità di deroga. Alle citate scuole se ne aggiungono altre 1.050 (istituti comprensivi)
comprese nella fascia minima, ma non tutte si trovano effettivamente nei territori montani o nelle piccole isole.
Si può dunque stimare che una buona percentuale di istituzioni scolastiche, compresa tra il minimo certo del 15% e il massimo probabile del 20%, non sia legittimato a funzionare come istituzione autonoma.
Anche per i diversi punti di erogazione del servizio le dinamiche demografiche hanno determinato significative modifiche nel numero della popolazione scolastica accolta.
La presenza di oltre 10.760 istituzioni scolastiche autonome, che governano 41.862 punti di erogazione del servizio, è di ostacolo alla stabilità delle stesse e all’offerta di una pluralità di scelte aggregate in maniera razionale alle esigenze del territorio e che agevolino l’esercizio del diritto all’istruzione. Inoltre, escludendo dal computo le scuole dell’infanzia per la loro particolare natura di servizio capillarmente diffuso, su poco più di 28 mila punti di erogazione del servizio circa il
15% ha meno di 50 alunni e un altro 21% ha meno di 100 alunni. In effetti, la polverizzazione sul territorio di piccole scuole non risulta funzionale al conseguimento degli obiettivi didattico-pedagogici, in quanto non consente l’inserimento dei giovani in comunità educative culturalmente adeguate a stimolarne le capacità di apprendimento e di socializzazione
Si rende pertanto necessario non solo eliminare le numerose situazioni non conformi ai parametri dell’attuale normativa, ma anche ripensare il sistema nel suo complesso al fine dell’ottimizzazione e della perequazione delle risorse umane a sostegno di una maggiore funzionalità gestionale, prevedendo anche ricorrenti verifiche, tali da prevenire e correggere tempestivamente le eventuali anomalie.
Il dimensionamento delle istituzioni scolastiche dovrà procedere pertanto attraverso la verifica delle situazioni in atto finalizzata al rispetto dei parametri previsti dalla normativa vigente per il funzionamento delle scuole autonome, a cominciare dai territori non ubicati nelle comunità montane o nelle piccole isole, anche attraverso il progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi e a sezioni staccate con meno di 50 alunni. L’esperienza virtuosa di diversi Comuni, che ha consentito in questi anni di ovviare, ove possibile, alle criticità e all’isolamento delle piccole scuole, deve essere assunta come linea di intervento generalizzata, anche se richiederà tempi medio-lunghi, soprattutto nei territori montani e nelle piccole isole.
È opportuno, tuttavia, che l’intervento sia gradualmente realizzato dalle Regioni e dagli Enti Locali, col supporto di azioni mirate quali, ad esempio, l’attivazione di trasporti, l’adeguamento delle strutture edilizie ecc.. e provvedendo contestualmente alla realizzazione di servizi in rete. In tale contesto va anche considerato il conferimento dell’autonomia ai centri provinciali per l’istruzione degli adulti di cui al decreto del Ministro della pubblica istruzione 25 ottobre 2007, in applicazione dell’articolo 1, comma 632, della legge finanziaria 2007.
Nell’azione di razionalizzazione della rete scolastica un modello da incentivare è quello degli Istituti «comprensivi» che, oltre a consentire una migliore organizzazione delle risorse, rispondono meglio sul piano didattico, garantendo una più incisiva continuità, il curricolo verticale e un migliore orientamento scolastico e professionale.
Un ulteriore ambito di intervento può essere quello di evitare, nella scuola secondaria superiore, duplicazioni di indirizzi formativi sostanzialmente equipollenti, riducendo la flessibilità dell’organico.
L’istituzione, la soppressione o l’aggregazione delle scuole, quali punti di erogazione del servizio scolastico, rientrano, com’è noto, nelle competenze delle Regioni e alle Autonomie locali, in base al disposto del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e alle previsioni del novellato titolo V della Costituzione sulla base dei parametri e dei criteri per il dimensionamento e per l’individuazione dei punti di erogazione dei servizi definiti dal Ministero dell’istruzione con
l’emanazione dell’apposito Regolamento previsto dall’art. 64.
In attesa della conclusione dell’iter di emanazione del citato Regolamento, l’Amministrazione scolastica offrirà alle Regioni e alle Autonomie locali la collaborazione necessaria per dimensionare la rete scolastica nel rispetto delle disposizioni vigenti; ciò tanto con riferimento alle istituzioni scolastiche, che al funzionamento delle sedi di erogazione del servizio.
3. Razionale ed efficiente utilizzo delle risorse umane della scuola.
Il processo di razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse prevede peculiari interventi volti ad eliminare circoscritte, ma non poco onerose, nicchie di spreco e sottoutilizzo delle risorse stesse, sia attraverso una verifica della situazione applicativa delle norme di ordinamento vigenti, sia attraverso l’emanazione di un nuova normativa mirata al contenimento di oneri non funzionali al
raggiungimento degli obiettivi istituzionali. Le azioni previste dal piano per il raggiungimento della suddetta finalità si riferiscono agli ambiti di seguito descritti.
Personale docente
− Criteri e parametri per la determinazione degli organici del personale
Per il raggiungimento dell’obiettivo di un più razionale utilizzo delle risorse professionali occorre intervenire, in primo luogo, su quel complesso di norme e procedure che presiedono alla definizione degli organici del personale.
Si indicano, di seguito, alcune delle misure previste:
definizione di nuovi criteri per la determinazione e distribuzione delle dotazioni organiche in relazione alla revisione degli ordinamenti scolastici. L’organico di istituto, determinato secondo le nuove previsioni ordinamentali, verrà assegnato alle scuole che, nell’ambito della propria autonomia, organizzeranno l’attività didattica con criteri di flessibilità;
- ridefinizione dei criteri e parametri che presiedono alla formazione delle classi, con particolare riguardo ai valori minimi e massimi necessari per la costituzione delle stesse che consentano di incrementare sia il rapporto alunni/docenti che quello alunni/classi, per un accostamento di tale rapporto ai relativi standard europei, come previsto dall’art. 64 comma 4 della legge 133/2008.
Si confermerà il criterio di costituire le classi iniziali di ciclo esclusivamente sulla base del numero di alunni iscritti, procedendo solo successivamente all’assegnazione degli stessi alle classi secondo le diverse scelte espresse e nel limite dei posti disponibili. I dirigenti scolastici sono personalmente responsabili di tale operazione.
Come riportato nella scheda allegata, il rapporto alunni-classe si eleverà di uno 0,20 con riferimento all’a.s. 2009/2010 e di uno 0,10 in ciascuno dei due anni scolastici successivi.
L’innalzamento sarà riferito ai livelli massimi di alunni per classe attualmente vigenti per i vari gradi di istruzione, tenendo altresì conto della presenza di alunni disabili.
Tale intervento si rende necessario non solo per contenere la spesa, ma anche per superare la polverizzazione dei centri di erogazione del servizio non funzionali agli obiettivi formativi, in quanto non consente di inserire gli studenti in comunità educative culturalmente adeguate.
L’intervento in questione consentirà, altresì, di evitare, specie nel biennio iniziale, quella frammentazione degli indirizzi che costituisce ostacolo all’acquisizione di una formazione di base coerente con le esigenze della società della conoscenza.
L’applicazione dei nuovi parametri, correlata alla revisione della rete scolastica da parte delle Regioni, costituisce lo strumento necessario per la determinazione e l’assegnazione dei contingenti di organico. Resta inteso che, in relazione al progressivo rafforzamento dell’autonomia delle scuole, l’ottimale utilizzo dell’organico dei docenti potrà essere realizzato secondo criteri di flessibilità che promuovano l’azione modulare, ai sensi dell’art. 4, comma 2 lettera d) del DPR 8 marzo 1999, n. 275, di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corsi.
-superamento delle attività di co-docenza e contenimento delle attività in compresenza tra docenti di teoria e insegnanti tecnico-pratici di laboratorio;
- riconduzione a 18 ore di tutte le cattedre di scuola di I e II grado;
- eliminazione nella scuola secondaria di secondo grado della norma che consente di salvaguardare la titolarità del docente nei casi in cui vi sia stata la riconduzione della cattedra a 18 ore di insegnamento;
-determinazione dell’organico dei docenti relativo ai corsi per l’istruzione degli adulti che tenga conto della serie storica degli alunni scrutinati e non di quelli iscritti, privilegiando i curricoli e i piani di studio con percorsi più brevi ed essenziali rispetto a quelli previsti per i corsi ordinari;
-sostegno allo sviluppo di sistemi di istruzione a distanza;
-graduale piena attuazione della disciplina prevista dal comma 413 dell’articolo 2 della legge 24 dicembre 2007 n. 244, relativa alla determinazione dei posti di sostegno per gli alunni disabili.
Classi di concorso
Si provvederà ad accorpare le classi di concorso con una comune matrice culturale e professionale, ai fini di una maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti. Tale misura risulta funzionale al processo di essenzializzazione dei curricoli previsto dal piano, nonché alla revisione dei quadri orario delle discipline d’insegnamento.
Docenti specialisti di lingua inglese nella scuola primaria
Come in precedenza evidenziato, si porranno in essere le azioni finalizzate alla realizzazione di una intensiva formazione dei docenti che non hanno ancora il titolo per poter insegnare la lingua inglese.
Docenti inidonei per motivi di salute
La legge finanziaria per l’anno 2008 dispone la costituzione di un ruolo specifico per i docenti inidonei per motivi di salute, da impiegare anche in altre Amministrazioni. Occorre accelerare la prevista procedura. Ciò consentirà di eliminare questa voce di spesa che grava notevolmente sul bilancio dell’istruzione.
Riconversione professionale dei docenti
Saranno attivati corsi di riconversione professionale per i docenti, facenti parte delle classi di concorso in esubero, nonché corsi relativi ad altre tipologie di docenti, ai fini dell’inserimento in classi di concorso più ampie.
Utilizzo dei docenti in compiti diversi dall’insegnamento
Saranno rivisti gli istituti giuridici che comportano comandi, collocamenti fuori ruolo, utilizzazioni ecc.., onde ridurre allo stretto necessario la incidenza della spesa rappresentata dal pagamento dei supplenti in sostituzione. La revisione degli ordinamenti scolatici con una riduzione generalizzata del monte ore settimanale di insegnamento e la definizione di nuovi criteri per la formazione delle classi e degli organici, determinerà una riduzione strutturale della spesa. Quand’anche in via temporanea, in alcuni ambiti, si determinassero situazioni di soprannumero, riassorbibili con i successivi pensionamenti,
si determinerebbe comunque una economia a seguito dell’utilizzo di tale personale per le supplenze e, nella scuola primaria, per fronteggiare le richieste delle famiglie di un ampliamento del tempo scuola.
PERSONALE ATA
- Criteri e parametri per la determinazione del personale ATA.
Anche per il personale ATA si dovrà procedere ad una revisione dei criteri e parametri che
presiedono alla sua quantificazione e assegnazione.
Occorre premettere che la riduzione dell’organico del personale ATA verrà realizzata su tutti i profili professionali, salvaguardando, per quanto possibile, le figure amministrative necessarie allo sviluppo dell’autonomia, come indicato nel parere della Commissione cultura della Camera.
Si ipotizza un’ azione di contenimento nella misura media del 17 % della dotazione organica modulando tale misura sui diversi profili.
La riduzione richiederà pertanto:
a) la revisione delle tabelle che attualmente determinano l’organico dei vari profili professionali, salvaguardando, prioritariamente, il contingente degli assistenti amministrativi. Al fine di assicurare una maggiore aderenza nell’attribuzione del personale agli effettivi carichi di lavoro, si potrebbe ipotizzare l’attribuzione alle scuole di un organico essenziale, lasciando al livello territoriale l’intervento sulla complessità e per una più equa e funzionale distribuzione. Nell’ambito delle risorse finanziarie e di organico come sopra definite, vanno promosse iniziative di qualificazione professionale, procedendo anche alla costituzione dell’organico di area C, per dare concretezze a quelle figure di coordinamento previste dal vigente contratto di lavoro;
b) la formulazione del nuovo piano di dimensionamento sopra descritto ridurrà sia il numero delle istituzioni scolastiche che quello delle sezioni staccate, dei plessi e delle succursali, con conseguente riduzione del fabbisogno di personale ATA;
c) la revisione dell’orario degli assistenti tecnici, ai fini di una sua maggiore flessibilità in relazione alla specifiche esigenze delle scuole, con particolare riferimento alla funzionalità dei laboratori.
QUADRO DEGLI INTERVENTI
L’art. 64 della legge 6 agosto 2008, n.133 prevede l’adozione, con decorrenza dall’a.s. 2009/10, di interventi e misure da portare a compimento nell’arco di un triennio, volti a:
a) incrementare gradualmente di un punto il rapporto alunni/docenti da realizzare comunque entro il 2011/2012;
b) ridurre nel triennio 2009/11 del 17% la consistenza del personale ATA determinata per l’anno scolastico 2007/08.
Sono confermate le riduzioni previste dalla Legge finanziaria per il 2008.
Gli obiettivi attesi sono quelli indicati nella relazione tecnica di accompagnamento al decreto legge n. 112/2008, convertito dalla legge n.133/2008 e nel totale generale si quantificano in:
Personale docente
Anno scolastico
2009/2010
2010/2011
2011/2012
TOTALE
Decreto legge
32.105
15.560
19.676
67.341
Finanziaria 2008
10.000
10.000

20.000
Totale
42.105
25.560
19.676
87.341
Personale ATA
Anno scolastico
2009/2010
2010/2011
2011/2012
TOTALE
Decreto Legge
14.167
14.167
14.167
42.500
Finanziaria 2008
1.000
1.000

2.000
Totale
15.167
15.167
14.167
44.500
Di seguito sono riportati gli interventi di riduzione per conseguire i risultati nel triennio di
riferimento di cui all’art. 64:
ANNO SCOLASTICO 2009/10 – Tabella 1
Aree di intervento
Stima riduzioni
a) Innalzamanto del rapporto alunni classe dello 0,20
6.000
b) Determinazione organico scuola primaria con il solo orario
obbligatorio (quota riducibile fino a 10.000 unità in correlazione
all’eventuale attribuzione di un budget specifico per l’attivazione
dell’area opzionale facoltativa; per budget superiore non si ottiene il
raggiungimento completo dell’obiettivo di contenimento)
10.000
c) Riduzione insegnanti specialisti lingua inglese scuola primaria
4.000
d) Determinazione organico scuola I grado con il solo orario
obbligatorio e applicazione D.L.vo n. 59/04
10.300
e) Eliminazione clausola salvaguardi titolarità nella riconduzione
delle cattedre a 18 ore di insegnamento
2.000
f) Riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore di insegnamento
5.000
g) Revisione dei curricoli istitutivi II grado
3.300
h)Razionalizzazione dell’organico dei corsi serali e dei corsi per
1.500

l’istruzione degli adulti

TOTALE
42.100
ANNO SCOLASTICO 2010/2011- Tabella 2
Aree di intervento
Stima riduzioni
a) Innalzamento del rapporto alunni-classe di un ulteriore 0,10
3.400
b) Determinazione organico scuola primaria con il solo orario
obbligatorio – ulteriore riduzione
4.000
c) Riduzione insegnanti specialisti lingua inglese scuola primaria
3.900
d) Revisione dell’organizzazione e dell’orario del tempo prolungato
nella scuola secodnaria di I grado
10.600
g) Revisione dei curricoli istitutivi II grado
3.700
TOTALE
25.600
ANNO SCOLASTICO 2011/12 - Tabella 3
Aree di intervento
Stima riduzioni
a) Innalzamento del rapporto alunni classe di un ulteriore 0,10
3.400
c) Riduzione insegnanti specialisti lingua inglese scuola primaria
3.300
d) Determinazione organico scuola I grado con il solo orario
obbligatorio e applicazione D.L.vo n. 59/04 - ulteriore riduzione -
3.000
d) Revisione dell’organizzazione e dell’orario del tempo prolungato
nella scuola secondaria di I grado
3.000
g) Revisione dei curricoli istitutivi II grado
7.000
TOTALE
19.700
Totale generale 87.400
Personale ATA
Riduzioni Decreto legge n. 42.500
Legge finanziaria 2008 n. 2.000
TOTALE n. 44.500
Riduzioni per profilo
1)D.S.G.A. (segretari)

700
2) Assistenti Amministrativi

10.452
3) Assistenti Tecnici

3.965
4) Collaboratori scolastici

29.076
5) Altri profili

307
TOTALE

44.500
Nei tre anni scolastici considerati le riduzioni verranno operate in proporzione ad ogni profilo
professionale e il decremento sarà pari ad un terzo per anno scolastico della riduzione complessiva
da conseguire.
La riduzione di circa 700 istituzioni scolastiche comporterà conseguentemente la riduzione
dell’organico del personale dirigente scolastico oltre i DSGA sopra indicati.
[1] E’ la norma che fissa i criteri per contenere la spesa pubblica in riferimento alla scuola.
[2] I parametri fissati dalla legge sono i seguenti: ogni istituzione scolastica deve avere un numero di alunni compreso tra un minimo di 500 a un massimo di 900. Il minimo scende a 300 quando si tratta di scuole di montagna.
[3] E’ la legge di riforma della scuola, nota come legge "Moratti".
[4] Prevede il mantenimento degli istituti professionali nella competenza statale e una riduzione del numero delle ore di lezione.
[5] E’ il provvedimento con il quale è stato reintrodotto il maestro unico alle elementari.

"LOTTIAMO PER SAVIANO"

L'appello dei premi Nobel"Lottiamo per Saviano"

Mikhail Gorbaciov
Roberto Saviano è minacciato di morte dalla camorra, per aver denunciato le sue azioni criminali in un libro - Gomorra - tradotto e letto in tutto il mondo. È minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo Paese. Un giovane scrittore, colpevole di aver indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, Repubblica, e di tacere. Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra. Ma il caso Saviano non è soltanto un problema di polizia. È un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini. Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008.
DARIO FO - MIKHAIL GORBACIOV - GUNTHER GRASS - RITA LEVI MONTALCINI ORHAN PAMUK - DESMOND TUTU
JOSE’ SARAMAGO

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(TITOLI DI REPUBBLICA)

Da Gorbaciov a Desmond Tutu:
"La sua libertà riguarda tutti noi, lo Stato lo protegga""Non è solo una questione di polizia, è in gioco la democrazia"

Per Saviano in campo gli scrittori boom di adesioni all'appello dei Nobel
Nuove firme da Saramago a McEwan.
Ampio spazio sulla stampa internazionale e sulla Cnn.
Il 25 ottobre gazebo del Pd in piazzaGrande consenso per l'appello dei premi Nobel rilanciato dal nostro sitoperché lo Stato garantisca "libertà nella sicurezza" all'autore di Gomorra
Saviano, la mobilitazione continua
centomila firme su Repubblica.it

Sul più popolare dei social networkiniziative "dal basso" per lo scrittore
Facebook per Savianogruppi, firme e sit-in

Da Gorbaciov a Tutu le prime firme a favore dello scrittore campano.
Un appello allo Stato affinché intervenga per proteggerlo dalle minacce
I premi Nobel al fianco di Saviano: "La sua libertà riguarda tutti noi"