domenica 27 giugno 2010

RICERCA

L’immensa ricchezza del cosmo, dal microcosmo al macrocosmo, rivelataci dalle scienze, l’appassionato e insaziabile nostro desiderio di conoscerlo e capirlo, i misteri e i paradossi che continuamente fanno capolino dalle nostre ricerche, la sensazione ricorrente che la nostra ricerca non avrà mai fine: tutto ciò può condurci a una sorgente che trascende la nostra comprensione e alla quale ci si avvicina meglio pensandola come amore. Questo amore si autorivela in tutte le pieghe della creazione e ci sta guidando non solo a capire ma piuttosto, o addirittura principalmente, ad amare a nostra volta. Forse a qualcuno sembrerà strano che si sia arrivati a questo punto partendo dalla ricerca scientifica, dal desiderio di comprendere l’universo e noi stessi al suo interno, ma a noi sembra di avere sufficienti indicazioni per poter pacificamente riposare in questa convinzione.

(da “Viandanti nell’Universo”. Astronomia e senso della vita. Geoge Coyne – Alessandro Omizzolo)

martedì 22 giugno 2010

LA COSA BERLUSCONI

“Dev’essere duro vivere quando il potere politico e quello imprenditoriale si riuniscono. Non invidio la sorte degli italiani, però infine è nella volontà degli elettori mantenere questo stato di cose o cambiarlo”.

(Josè Saramago).


Alla fine del maggio 2009, la storica casa editrice Einaudi, ora sotto il controllo di Mondadori, quindi di Berlusconi, rifiutò di pubblicare il libro dello scrittore portoghese Josè Saramago, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA, ‘il quaderno’. Una raccolta di scritti pubblicati sul suo blog. La polemica politica si infiammò e il libro fu poi pubblicato da Bollati Boringhieri.

ECCO UNO STRALCIO DAL SUO BLOG DOVE DEFINISCE LA "COSA BERLUSCONI":


Non trovo altro nome con cui chiamarlo. Una cosa pericolosamente simile a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un profondo rigurgito non dovesse strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrodergli le vene distruggendo il cuore di una delle più ricche culture europee. I valori fondanti dell’umana convivenza vengono calpestati ogni giorno dalle viscide zampe della cosa Berlusconi che, tra i suoi vari talenti, possiede anche la funambolica abilità di abusare delle parole, stravolgendone l’intenzione e il significato, come nel caso del Polo della Libertà, nome del partito attraverso cui ha raggiunto il potere. L’ho chiamato delinquente e di questo non mi pento. Per ragioni di carattere semantico e sociale che altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente in Italia possiede una carica più negativa che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa. È stato per rendere in modo chiaro ed efficace quello che penso della cosa Berlusconi che ho utilizzato il termine nell’accezione che la lingua di Dante gli ha attribuito nel corso del tempo, nonostante mi sembri molto improbabile che Dante l’abbia mai utilizzato. Delinquenza, nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica quotidiana della comunicazione, “atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o a dettami morali”. La definizione calza senza fare una piega alla cosa Belusconi, a tal punto che sembra essere più la sua seconda pelle che qualcosa che si indossa per l’occasione. È da tanti anni che la cosa Belusconi commette crimini di variabile ma sempre dimostrata gravità. Al di là di questo, non solo ha disobbedito alle leggi ma, peggio ancora, se ne è costruite altre su misura per salvaguardare i suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni, per quanto riguarda i dettami morali invece, non vale neanche la pena parlarne, tutti sanno in Italia e nel mondo che la cosa Belusconi è oramai da molto tempo caduto nella più assoluta abiezione. Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte affinché gli potesse servire da modello, questo è il cammino verso la rovina a cui stanno trascinando i valori di libertà e dignità di cui erano pregne la musica di Verdi e le gesta di Garibaldi, coloro che fecero dell’Italia del secolo XIX, durante la lotta per l’unità, una guida spirituale per l’Europa e gli europei. È questo che la cosa Berlusconi vuole buttare nel sacco dell’ immondizia della Storia. Gli italiani glielo permetteranno?

martedì 1 giugno 2010

Legge Bavaglio "Rischio fascismo"

La legge-bavaglio sulle intercettazioni uccide la coscienza dell'opinione pubblica e con essa la democrazia.

Andrea Camilleri ha proposto l'appello agli studenti che il rettore dell'università di Padova, Concetto Marchesi, pronunciò il primo dicembre 1943 lasciando l'ateneo per non sottomettersi al fascismo. Un discorso che si chiude così: "Liberate l'Italia dalla schiavitù dell'inganno". Per Camilleri tale discorso definisce perfettamente "lo sporco e il luridume dell'attacco alla libertà che oggi si ripropone sotto altre forme". Camilleri esorta a difendere l'informazione contro la legge-bavaglio che “consentirà ai mafiosi e alla cricca di sguazzare e fregarci nel silenzio".

Stefano Rodotà, sottolinea che quando si blocca la conoscenza dei fatti si mette a repentaglio la vita democratica: è proprio dei regimi totalitari obbligare i propri cittadini a leggere su siti stranieri le notizie del proprio Paese".

Giovanni Sartori, ha definito "vergognosa" la legge-bavaglio: "È l'ultima risorsa per creare una falsa, disinformata e stupida opinione pubblica che non sa nulla del mondo e sa quasi solo cose false dell'Italia".

Gianrico Carofiglio, magistrato, scrittore e senatore del Pd: "Il bavaglio che citava Camilleri era lo stesso programma della loggia P2. Non a caso vi erano iscritti anche esponenti del governo".