domenica 20 gennaio 2008

REFERENDUM:CONSULTA, SI AI TRE QUESITI.



Divieto di candidarsi in più collegi elettorali, abrogazione a Camera e Senato del collegamento tra liste

ROMA - La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili i tre quesiti referendari in materia di legge elettorale promossi dal comitato capeggiato da Mario Segni e da Giovanni Guzzetta. «Sono emozionato e commosso», sono state le prima parole di Segni dopo la decisione della Consulta.
COSA DICONO - I tre referendum riguardano: 1 - abrogazione alla Camera 2 - e al Senato della possibilità di collegamento tra liste, così da consentire l'attribuzione del premio di maggioranza alla lista che raccoglie il maggior numero di voti e non più alla coalizione3 - divieto di candidarsi in più collegi elettorali.
URNE - Il voto dovrà avvenire, come prevede la legge, tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. A meno che il Parlamento venga sciolto, in questo caso si voterà nel 2009. Le motivazioni della decisione della Consulta dovranno essere depositate entro il 10 febbraio.
DECISIONE - Una camera di consiglio insolitamente breve, che ha sorpreso non pochi. Riuniti dalle 9,30 a porte chiuse, i 14 giudici costituzionali hanno prima ascoltato i rappresentanti del comitato promotore e gli avvocati delle parti che invece si opponevano, poi dalle 11,30 hanno iniziato la discussione che li ha portati a emettere il verdetto di ammissibilità dei tre quesiti proposti. Un’ora e mezza di pausa per il pranzo, quindi intorno alle 16,30 la sentenza. E proprio i tempi brevi della camera di consiglio spingono qualche osservatore a sostenere che la decisione possa essere stata presa dalla Corte presieduta da Franco Bile senza grandi contrasti tra i giudici (all’appello mancava il sostituto di Romano Vaccarella, che si è dimesso lo scorso aprile).

il CORRIERE - 16 gennaio 2008

Cosa prevedono i referendum:

PREMIO DI MAGGIORANZA
I quesiti 1 e 2 propongono di abrogare il collegamento tra liste alla Camera (quesito 1) e al Senato (quesito 2). Secondo l'attuale legge elettorale, a beneficiarie del premio di maggioranza possono essere alternativamente liste o coalizioni di liste. Se vincessero i sì ai referendum (e se fosse superato il quorum del 50% degli aventi diritto al voto), il premio di maggioranza verrebbe attribuito solo alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Ne risulterebbe un sistema elettorale che spingerebbe i partiti a puntare alla costruzione di un unico raggruppamento, incentivando una significativa ristrutturazione del sistema partitico. «Si aprirebbe, per l'Italia, una prospettiva tendenzialmente bipartitica», spiegano i promotori. Le attuali leggi elettorali di Camera e Senato prevedono un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Tale premio è attribuito su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato ed è attribuito alla singola lista o alla coalizione di liste che ottiene il maggior numero di voti. Il fatto che sia consentito alle liste di coalizzarsi per ottenere il premio ha fatto sì che alle ultime elezioni dell'aprile 2006 si siano formate «due grandi coalizioni composte di numerosi partiti al proprio interno. E la frammentazione è notevolmente aumentata». Abrogando la norma sulle coalizioni, inoltre, verrebbero anche innalzate le soglie di sbarramento. Per ottenere rappresentanza parlamentare, le liste dovrebbero comunque raggiungere un consenso del 4% alla Camera e dell'8% al Senato. La lista più votata ottiene il premio che le assicura la maggioranza dei seggi in palio, le liste minori ottengono comunque una rappresentanza adeguata, purché superino lo sbarramento.
CANDIDATURE MULTIPLE Il terzo quesito vuole eliminare la possibilità che un candidato si presenti (e quindi venga eletto) in più circoscrizioni sia alla Camera che al Senato. L'attuale sistema prevede che ci si possa candidare e venire eletti in più zone d'Italia (lo fanno soprattutto leader e principali esponenti dei partiti) avendo poi la facoltà di scegliere in quale zona accettare l'elezione e, di conseguenza, far eleggere i candidati presenti in lista dietro di loro. Oggi la possibilitá di candidature in più circoscrizioni (anche tutte) conferisce, sottolineano i promotori del referendum, «un enorme potere al candidato eletto in più luoghi. Nell'attuale legislatura, questo fenomeno, di dimensioni veramente patologiche, coinvolge circa un terzo dei parlamentari che vengono scelti dopo le elezioni da chi già è stato eletto e diventano parlamentari per grazia ricevuta. Un esempio macroscopico di cooptazione».
Il voto tra il 15 aprile e il 15 giugno, a meno che il parlamento non venga sciolto.

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