domenica 13 gennaio 2008

BISOGNAVA AVERE CORAGGIO

Abbiamo ricevuto questo intervento e lo pubblichiamo come POST, ritenendo la questione ancora all'ordine del giorno, non solo in ambito lucchese.
QUELLO CHE POTEVA FARE – E NON HA FATTO – TAMBELLINI.
QUELLO CHE ANGELINI SEMBRA ABBIA DICHIARATO DI FARE


Avevo sollecitato Tambellini a fare qualcosa di importante alle ultime elezioni per il Comune di Lucca: realizzare una lista civica di uomini “liberi e forti”, punto di incontro di sensibilità comuni sui problemi, anche se di culture diverse, trasversali all’attuale quadro politico, contrarie ai poteri forti, agli apparati e ai loro “pacchetti”preconfezionati per il governo degli enti, favorevole ad una democrazia partecipata, al recupero dei valori di libertà e verità nel sistema democratico, attualmente abbandonati da una concezione liberista, ideologica, massimalista che punta tutto sulla mancanza di regole, sui provvedimenti ad personam, sull’immagine, su una politica populista che esclude solidarismo e responsabilità sociale.

Tambellini purtroppo non è andato in questa direzione e dopo aver chiaramente proposto un’idea politica alternativa a quella del suo partner della coalizione di centro sinistra, una volta perse le primarie di un soffio, si è prestato a posare in coppia nel manifesto finale, con l’evidente messaggio implicito di garanzia, da molti percepito però come un rientrare tra le righe. L’effetto di quel messaggio purtroppo rischia di aver bruciato l’unico personaggio nel Centro sinistra che poteva organizzare la riscossa e preparare una rivincita. Favilla non è Grabau, e per riconquistare il Comune occorre un programma e un’azione che a Lucca non può prescindere dall’appello a suo tempo fatto a Tambellini. Appello che l’intelligente politico Angelini sembra aver fatto suo, almeno nelle dichiarazioni d’intenti. Vedremo quanto di dichiarato sarà tradotto nella realtà delle cose cammin facendo.

Allora si propose di dar vita a qualcosa di veramente nuovo per fare breccia, nella convinzione che la gente altrimenti avrebbe continuato a fare quello che aveva sempre fatto turandosi il naso e magari standosene a casa.

Allora proponemmo di aprire un dibattito culturale che risultasse fecondo e che puntasse al riconoscimento di valori condivisi su cui fondare un progetto nuovo per i cittadini e il territorio.

Un tentativo in tal senso hanno avviato Illy a Trieste e Zanotto a Verona. Loro hanno superato il “populismo e il bipolarismo imperfetto”, sono andati oltre l’Ulivo, hanno creato uno spazio politico nuovo, non un nuovo partito, non un terzo polo, bensì un’area aperta a tutti i riformisti, andando al di là dei confini ideologici dell’Ulivo e della Casa delle Libertà.

Si trattava ( e si tratta ) di mettere insieme quindi riformisti e moderati appartenenti a diverse tradizioni politiche, invitarli a confluire nella “nuova area riformista moderata”, intorno ad un programma comune, gestita da un leader affidabile, scelto sul territorio e non imposto dal vertice, dotato di una sua autonomia dai partiti, capace, in conseguenza, di innescare un processo di rinnovamento degli stessi. Partner diversi accomunati da un progetto nuovo, condiviso, capace di dare risposte ai problemi concreti della gente, con possibili, conseguenti disarticolazioni e ricomposizioni dello stesso quadro politico.

Un’area formata da liste civiche, movimenti, associazioni, gruppi e singoli cittadini, compresi i tanti delusi, anche tesserati delle due coalizioni.

Questa idea è ancora valida: l’idea di uno spazio riformista moderato, nuovo, di un’area delle solidarietà aperta a tutti i riformisti può essere in prospettiva vincente e può giustificare l’impegno della gente, il ritorno alla politica con la P maiuscola.

Questa idea la lasciamo coltivare solo ad Angelini, così come sembra sia intenzionato a fare ( con quali risultati vedremo ), oppure il centro sinistra prova a fare mente locale del disastro che ha subito a Lucca e ripensa se stesso, risettandosi, non in senso gattopardesco naturalmente, ma lasciando spazio veramente alla società civile e al nuovo?

11.01.2008
Vecoli Eugenio Fidia

4 commenti:

Martino ha detto...

MORTO SANSONE CON TUTTI I FILISTEI? E’ QUESTA LA FINE CHE HA FATTO L’UNIONE A LUCCA?

C’era chi già lo paventava in tempi non sospetti, ben prima del periodo elettorale, in ragione del modo di far politica, tutto incentrato sulla creazione dell’immagine del leader massimo e dietro a lui nulla, perché tutti i meccanismi e i momenti di contatto, di contaminazione e di elaborazione programmatica sul territorio, di fatto sono stati annichiliti. Si è quindi creato un apparato blindato, legato da interessi incrociati il cui obiettivo non era tanto di far politica con la P maiuscola, bensì di creare le condizioni per una autorigenerazione e un riciclo continuo dei soliti noti, dove la politica era ( è ) intesa come mestiere, professione, e non come servizio, per un tempo definito, al cittadino.

pasquino ha detto...

Questa moda di puntare a creare un leader su cui puntare tutto, è evidentemente conseguenza anche delle riforme elettorali che hanno introdotto la scelta diretta dei sindaci, dei presidenti di Provincia e dei governatori regionali. Ma la limitaziane a due mandati, come da qualche parte è stata proposto, sarebbe già una buona cosa.

Andrea ha detto...

Sta di fatto che queste figure hanno contemporaneamente governato le istituzioni e sono stati i padroni dei partiti,.A volte si sono creati addirittura fondazioni ad hoc, da poter continuare ad occupare, lautamente retribuiti, a prescindere...una sorta di ben remunerata cassa integrazione per i momenti di magra. Della serie i costi della politica della Casta.
I partiti hanno smesso di essere sedi di confronti, dibattiti, elaborazione di idee e son diventati strumento esecutorio di scelte personali e personalistiche fatte da lobby sempre più ristrette e spesso occulte. Questo modo di far politica ha inibito ( e inibisce ) la formazione di una nuova classe dirigente, fondamentale per la difesa dei valori democratici.
Andrea

Martinelli ha detto...

Nel Centro Destra le cose non sono andate diversamente: l’implosione è avvenuta per una faida interna tra due lobby che hanno esasperato lo scontro fino al punto di non ritorno, tanto che invece di arrivare ad un accordo, si è giunti ad una rottura totale.
Il ricompattamento è avvenuto recuperando un protagonista della prima repubblica, nonostante tutto, anche lui, politico di professione, capace di galleggiare in ogni situazione e per l’occasione capace di richiamare all’ovile la balena bianca, squagliatasi, anche a Lucca, dopo le vicende di Tangentopoli.
La sua scesa in campo è stata una mossa di grande intelligenza politica di Piero Angelini che ha rimediato ai disastri conseguenti alla faida anzidetta e ha rilanciato la sfida incanalandola su tematismi assai cari ai lucchesi come la lucchesità, la difesa dell’indipendenza di Lucca nei confronti della presunta volontà egemonica della Regione, un linguaggio populista, una empatia con i lucchesi superiore all’avversario politico, una capacità di sfruttare gli errori dell’avversario maggiore, una capacità comunicativa anch’essa maggiore, una conoscenza del territorio e delle sue problematiche puntuale ( derivante dalle esperienze amministrative e politiche comunali, capillarmente intrecciate con la realtà territoriale ), tutto ciò a fronte di approcci più generici e generali dell’avversario.
Martinelli