giovedì 17 gennaio 2008

PER CHI GIOCA ANGELINI?

Abbiamo ricevuto questo intervento e lo pubblichiamo come post.

ANGELINI PER CHI GIOCA?

Angelini ha buon gioco a dire quel che dice. Sa molto bene quali tasti toccare per avere l’attenzione dei lucchesi e spesso fotografa in modo assai apprezzabile la realtà, restituendone anche una interpretazione corretta.
Qualcuno storgerà la bocca notando che nel suo gruppo son presenti anche gli autori, prestanomi e colonnelli della recente cementificazione lucchese. Ma la politica, qualcuno suggerisce, è un’arte fine, è una strategia e le particolari contingenze possono essere necessarie al fine di raggiungere l’obiettivo. Capiremo forse, strada facendo, quale sarà il vero obiettivo.
Angelini mi trova d’accordo quando, fotografando la situazione, dice che “ in cinque anni a Lucca si sono costruiti immobili per tre milioni di metri cubi, il 25% di quanto fatto a partire dall’epoca romana. Queste scelte urbanistiche sono state fatte da Pietro Fazzi, Andrea Tagliasacchi e dall’assessore regionale Riccardo Conti. Anche Forza Italia è responsabile dell’urbanizzazione selvaggia del territorio”.
Ma non sono d’accordo quando assimila il volume derivante dai “bonus” a quello di un’operazione immobiliare del tipo di quella di viale Einaudi perchè non considera la sostanziale differenza tra le due cose: il “bonus” di fatto è spalmato sull’intero territorio e quindi non può assolutamente essere paragonabile, come impatto, ad un intervento di decine di migliaia di metri cubi concentrato in un’area limitata che, se realizzato, metterebbe a dura prova l’intero sistema urbano della frazione di S.Anna. Già ora, con quello che si è realizzato in questa zona, si percepisce chiaramente che si sono poste le premesse per la costruzione di un pezzo di Città sciatto, confuso, privo di qualità che darà vita a molti problemi.
Questa cosa è successa e sta succedendo in molte parti del territorio, non solo lucchese, ed accade in una situazione di sostanziale stasi demografica ed economica che non fa presupporre l’insediamento in tempi medio brevi ( dovuto a ragioni sia endogene che esogene ) di una massa di popolazione che porti ad una crescita consistente. Per questo motivo tutta questa cementificazione appare ingiustificata e rischia di porre le premesse per una sostituzione edilizia con progressivo abbandono dei nuclei consolidati che, se non interessati da politiche innovative di recupero, porteranno non solo alla perdita di un patrimonio edilizio storico che progressivamente rischia di essere abbandonato, ma anche la perdita del paesaggio, di un’immagine e di un uso del territorio così come si è andato stratificando nel tempo.
La lettura della strumentazione urbanistica locale e sovradimensionata recente, ha certamente individuato nell’edilizia il volano dell’economia, recuperando quanto succedeva negli anni cinquanta del XX° secolo, allora in presenza però di una domanda oggettiva e reale che oggi manca.
E’ evidente che la scelta politica di individuare nell’edilizia ancora una volta il volano economico, deriva da svariati fattori ed è altrettanto evidente che la forte pressione immobiliare ha condizionato in maniera importante le scelte di governo del territorio. Tale pressione, come i fatti dimostrano è poi sfociata in un’autentica cementificazione.
Poteva andare diversamente se ci fosse stata una guida e un indirizzo adeguato degli enti che hanno governato il territorio, tale pressione poteva utilmente essere indirizzata verso programmi generalizzati di edilizia residenziale pubblica, programmi di recupero dell’edilizia esistente adeguatamente incentivata e connessa alla problematica energetica.
Invece di governare il territorio, si è lasciato mani libere ad interventi che ben difficilmente riusciranno ad eliminare il problema della casa per gli strati più disagiati della popolazione, mentre innescheranno ulteriore degrado nei nuclei storici e nel territorio.
In tre anni si son consumate quasi tutte le volumetrie previste dal Piano. Gli enti sovraordinati non sono stati capaci di far diluire nel tempo le previsioni di piano. Ora si pone il problema di vendere ciò che è stato costruito. In tale quadro si innesta il tentativo di blocco dei bonus.
Almeno una parte di chi non potrà usufruire del bonus, infatti si pensa, andrà a rimpinguare la domanda e quindi a soddisfare l’offerta di case oggi invendute. Con ciò si è raggiunto veramente il fondo perché si è letteralmente stravolto un fare urbanistico lucchese secolare, sostanzialmente positivo, che vedeva crescere progressivamente i nuclei abitati con una certa armonia e secondo esigenze reali.
Fatto 100 il volume complessivo previsto dal R.U., di fatto un 15% è riferibile ai bonus, un 25% ai progetti norma e il rimanente 60% agli interventi immobiliari di svariate tipologie, calati a pioggia sul territorio.
Ciò sta comportando l’aumento volumetrico spropositato che Angelini giustamente rileva. Per far si che tutta la volumetria non fosse consumata in tre soli anni e molto del realizzato fosse estraneo ad una domanda reale, occorreva puntare sulla diluizione nel tempo della realizzazione edilizia e ciò era possibile garantendo i bonus che, fisiologicamente, essendo legati ad esigenze reali, automaticamente si diluiscono nel tempo e si concretizzano nel momento in cui tali esigenze si manifestano ( fare tale scelta significava puntare ad interventi che si collegano ad un edificio esistente, ad un agglomerato esistente, ad un’area già provvista di opere di urbanizzazione ); quindi occorreva puntare sui grandi contenitori dismessi che, all’interno di un disegno organico complessivo di rifunzionalizzazione, legato ad una chiara idea di Città che vogliamo, consentisse una idonea quota di allocazione di edilizia residenziale pubblica insieme a quella privata, comprensiva dei servizi, il tutto in modo che dialogasse strettamente con le esigenze dell’intera Città.
La quota distribuita a pioggia, avrebbe dovuto essere ridotta drasticamente, rinunciando magari a dei ritorni elettorali, per il bene della Città. Tale cosa sarebbe stata facilitata in presenza di un dibattito vivo sulla qualità e sui valori del territorio capace di impregnare culturalmente tutte le componenti politiche, sociali e culturali. Purtroppo da troppo tempo il dibattito culturale su queste problematiche è assente a Lucca.
In sostanza in luogo di 15% di bonus, 25% relativo ai progetti norma e 60% di interventi a pioggia, poteva prevedersi rispettivamente un 15%, un 25%, un 15%, ossia circa la metà di quanto effettivamente previsto, realizzabili progressivamente nel tempo.
Gli strumenti sovraordinati dovevano espressamente prescrivere la priorità nella realizzazione di volumetrie in ampliamento dei volumi esistenti, recupero dell’esistente, realizzazione di una quota vincolata ad edilizia residenziale pubblica. E la gestione di tali Piani doveva essere coerente con ciò. Le potenzialità volumetriche dovevano essere precisamente quantificate e contemporaneamente verificata la loro conformità alla strumentazione urbanistica di riferimento. Ma è andata diversamente, si è consumato un eclatante ossimoro tra il detto documentale e il fatto operativo.
14 01.2008. Geddes Patrick

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