domenica 11 maggio 2008

LA VIGLIACCATA DELLA PRODUZIONE E DELL'UTILIZZO DELLE MINE ANTIUOMO

STOP ALLE BOMBE CLUSTER, MINE A TUTTI GLI "EFFETTI"
La Campagna italiana contro le mine chiede al Governo italiano di approvare urgentemente il disegno di legge di modifica della normativa 374/97 (messa al bando delle mine antipersona) con l'obiettivo di estenderne gli effetti anche alle cluster bombs, micidiali ordigni che colpiscono prevalentemente la popolazione civile e la ratifica del V protocollo della CCW (Convenzione sulle armi inumane).La Convenzione vieta l’uso di armi che sono considerate motivo di sofferenza ingiustificabile o non necessaria soprattutto verso la popolazione civile. L’Italia pur avendo aderito alla Convenzione sulle armi inumane, non ha ancora ratificato il protocollo V sugli ordigni inesplosi in quanto la legge di ratifica è rimasta bloccata in attesa dei pareri del Ministero della Difesa e del Ministero delle Attività Produttive.Dei 100 stati che hanno ratificato la Convenzione, soltanto 23 hanno firmato il protocollo aggiuntivo.
GRAZIE!Il tuo aiuto e quello di molti altri può servire a far cambiare le cose!


LA VIGLIACCATA DELLA PRODUZIONE E DELL’UTILIZZO DELLE MINE ANTIUOMO LE CUI VITTIME SONO PER IL 98% CIVILI DI CUI IL 90% BAMBINI.


APPELLO A BENEDETTO XVI AFFINCHE’ SCOMUNICHI CHI LE FABBRICA, CHI DA’ L’ORDINE DI UTILIZZARLE, CHI LE UTILIZZA.


APPELLO AI GOVERNANTI DI TUTTO IL MONDO PERCHE’ METTANO AL BANDO LE MINE ANTIUOMO
APPELLO AI CITTADINI PERCHE’ BOICOTTINO LE BANCHE CHE ATTIVANO OPERAZIONI FINANZIARIE IN MATERIA DI ARMI


Il Papa contro le mine antiuomo

Appello di Benedetto XVI contro le mine antiuomo. «Bandire completamente questi ordigni»
19 novembre 2007
Fonte: ilmessaggero.it


Il pontefice chiede il bando definitivo delle mine antiuomo. Dopo l'Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che oggi in Giordania si riunisce l'assemblea degli stati che hanno sottoscritto la convenzione «sul divieto di impiego, stoccaggio, produzione e trasferimento delle mine antiuomo e della loro distruzione». Il pontefice ha quindi espresso «augurio e incoraggiamento» alla Conferenza affinché «siano completamente banditi» gli ordigni che seminano vittime, «tra cui molti bambini».
Le mine fanno ancora vittime. L'appello del Papa a bandire definitivamente le mine antiuomo arriva quando sono solamente due Stati, Birmania e Russia, oltre ad alcuni gruppi di guerriglieri, a fare uso di questi ordigni. Ma le mine antipersona mietono vittime anche molto tempo dopo la loro posa e - secondo l'ultimo rapporto della organizzazione Campagna internazionale contro le mine (Icbl) - nel 2006 mine e residuati bellici hanno continuato a uccidere, ferire e mutilare in 68 Paesi oltre 5.700 persone. Il 34% dei quali, sottolinea il rapporto, sono bambini, i più esposti ai pericoli degli ordigni inesplosi. Un bilancio terribile, anche se in calo del 16% rispetto al 2005.
Messe al bando dalla Convenzione di Ottawa (1997), le mine antipersona continuano a essere eliminate: nel 2006 sono stati ripuliti da mine e ordigni inesplosi 140 chilometri quadrati di territori e oltre 310 chilometri quadrati di zone di battaglia, ma numerosi Paesi - tra cui Regno Unito e Francia - non saranno probabilmente in grado di rispettare le scadenze internazionali per la bonifica dei territori o la distruzione dei loro arsenali, scrive la nona edizione del "Landimen Monitor Report". In controtendenza, a causa dei conflitti, quattro paesi - Pakistan, Birmania, Libano e Somalia - che hanno registrato un aumento delle vittime nel 2006.
La Convenzione di Ottawa vieta uso, produzione e commercio di mine antipersona. Esige la bonifica delle zone minate e la distruzione degli arsenali. In tutto 155 Paesi hanno ratificato la Convenzione (Kuwait, Iraq, Indonesia e Serbia l'anno scorso). Tra gli Stati che non hanno aderito spiccano Cina, Russia, Usa, Pakistan e India.


www.tuttotrading.it/granditemi/banchearmate/051129banchearmate.php

Ho investito sul conto arancio


per risparmiare sulle commissioni, prima di investire pero' mi ero informata di chi fosse ed anche quanto etica fosse. Mi rendo conto che oggi di etico c'e' ben poco ma non vi dico quanto ci sono rimasta male quando ho avuto "la conferma" di quello che anche qua era stato chiesto cioe': conto arancio finanzia le armi? La risposta purtroppo e' si!
Le banche Ing, Dexia, Fortis, Axa e Kbc hanno investito 1,5 miliardi di dollari in imprese che producono bombe a grappolo, mine antiuomo e uranio impoverito.Lo rivela uno studio dell’ONG belga Netwerk Vlaanderen. Che ha scioccato l’opinione pubblica.METTETEVELO NELLA ZUCCA. Se avete depositato i vostri risparmi nel conto arancio è possibile che i vostri soldi siano stati usati per finanziare l’industria delle armi. ING, la banca olandese che ha portato in Italia il conto delle meraviglie, è uno dei finanziatori di EADS, secondo produttore di armi europeo. Ha inoltre investito nelle azioni di imprese che producono mine antiuomo e anticarro, armi nucleari e uranio impoverito. È quello che si legge nel rapporto dell’ONG di Bruxelles Netwerk Vlaanderen pubblicato l’anno scorso nell’ambito della campagna “Mijn Geld. Goed Geweten?” (Il mio denaro. Coscienza pulita?) promossa da Netwerk in collaborazione con due movimenti pacifisti belgi. Nel rapporto vengono messe sotto la lente le relazioni tra le cinque banche più importanti presenti in Belgio (AXA, DEXIA, FORTIS, ING e KBC) e 11 imprese produttrici di armi controverse. I risultati della ricerca parlano da soli: al momento della pubblicazione del rapporto (aprile 2004) tutte e cinque le banche erano coinvolte nel finanziamento della produzione di armamenti, con un investimento complessivo di 1,5 miliardi di dollari. «Nessuno in Belgio aveva mai parlato dei rapporti tra le banche e la produzione di armi», spiega Karl Maeckelberghe di Netwerk. «Dopo un anno e mezzo di campagna la situazione è completamente cambiata». Ora fioccano le petizioni, i dibattiti, gli articoli sulla stampa, i servizi alla radio e in televisione. L’opinione pubblica è scioccata e chiede alle banche di fermare gli investimenti. Ottenendo anche importanti risultati: ING, KBC e FORTIS hanno già cominciato a fare marcia indietro. Ma prima di parlare degli effetti della campagna vediamo più in dettaglio i contenuti del rapporto.
Grappoli di bombe “Cluster bombs”, in italiano bombe a grappoli o a frammentazione. Vengono lanciate da aerei, elicotteri o dall’artiglieria di terra. Poco dopo il lancio si aprono e rilasciano centinaia di submunizioni: bombe più piccole, granate, mine, agenti chimici che si disperdono in aree molto vaste. Le munizioni dovrebbero esplodere una volta raggiunti gli obiettivi. In realtà molte rimangono inesplose (dal 5 al 30% del totale) creando veri e propri campi minati. Come se non bastasse, le sub-munizioni sono più difficili da disinnescare rispetto alle mine antiuomo e quando vengono calpestate non feriscono. Uccidono direttamente. Le cluster sono state usate in almeno 16 Paesi, tra cui Afghanistan, Albania, Bosnia, Iraq, Cecenia e Kosovo. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, durante la prima guerra del Golfo ne sarebbero cadute 61.000 solo sull’Iraq, liberando un totale di circa 20 milioni di sub-munizioni, molte delle quali non sono esplose. Dopo la guerra gli ordigni inesplosi hanno provocato la morte di 1.600 civili, il 60% dei quali aveva meno di quindici anni.
I principali produttori di bombe a frammentazione sono Forges de Zeebrugge, Raytheon, Lockheed Martin e EADS. Lo dice Jane’s Defence database, la banca dati più completa sull’industria degli armamenti, e lo confermano i siti internet delle imprese. Nel marzo del 2004 tutte le banche analizzate da Netwerk stavano investendo in queste società. Alla fine del 2002 KBC, DEXIA e FORTIS garantivano le operazioni di Forges per circa 2,6 milioni di euro. Sempre nel 2002 ING ha partecipato a un finanziamento in pool assieme a una trentina di banche a favore di EADS, sborsando dai 50 ai 100 milioni di euro, mentre fino al luglio del 2003 AXA era uno degli azionisti di EADS attraverso la holding francese Désirade. Ma anche tra le grandi banche c’è chi dice no. In seguito alle pressioni del partito di opposizione olandese SP (Socialistische Partij), ABN Amro, gruppo bancario internazionale con sede ad Amsterdam, ha deciso di chiudere tutti i suoi rapporti con la società inglese Insys, che testa le cluster per l’esercito britannico. ABN deteneva il 18% del capitale di Insys attraverso un fondo di investimento. È un precedente interessante, anche perché ABN si è formalmente impegnata ad evitare ogni ulteriore rapporto con i produttori di bombe a frammentazione.

www.assopace.org/news.php?id=78


La guerra dei vigliacchi: le mine antiuomo


La chiamano la "guerra dei vigliacchi", perché i suoi combattenti sono inumani, infidi, nascosti. È la guerra delle mine - circa 120 milioni disseminate in 70 Paesi del mondo - che anche dopo la fine dei conflitti continuano ad uccidere e colpiscono indiscriminatamente ad un ritmo impressionante, ogni venti minuti, senza tregua. Morte o mutilazioni sono le conseguenze. Dalla fine della guerra fredda lo scenario internazionale è cambiato, è diventato il teatro di conflitti intrastatali che coinvolgono attori non statali, terroristi e milioni di inermi vittime civili. Secondo il Landmine Monitor Report 2003, nell'ultimo anno almeno sei governi hanno fatto ricorso alle mine antiuomo: si tratta di India, Iraq, Myanmar, Nepal, Pakistan e Russia. Inoltre - sottolinea il rapporto - in almeno undici paesi le mine antiuomo sono impiegate da gruppi all'opposizione: in Russia, India, Nepal e Myanmar, Burundi, Colombia, Georgia, Filippine, Congo, Somalia e Sudan.Se il costo medio di una mina antiuomo è di tre dollari, il costo di eliminazione di ogni singolo ordigno varia dai 200 agli 800 dollari. Nella stima dei danni, al numero delle vittime, vanno aggiunti i danni che le mine provocano sulla società: contadini impossibilitati a coltivare terreni minati, popolazioni costrette a spostarsi per prendere acqua o per far pascolare il gregge, l'abbandono di strade, ferrovie ed infrastrutture; ed infine migliaia di rifugiati ostacolati nel loro rientro perché i territori sono inquinati da mine. La Mine Action nasce alla fine degli anni ottanta in Afghanistan e Cambogia, ma solo negli anni novanta riesce ad imporsi all’attenzione della Comunità internazionale, ed il 1997 diviene l’anno decisivo: le delegazioni di quasi novanta Stati, della Croce Rossa Internazionale e della Campagna Internazionale per il bando alle mine hanno firmato a Ottawa il trattato per la messa al bando globale delle mine.Nonostante il Trattato di Ottawa sia stato un successo per la comunità civile, tra gli Stati non firmatari del Trattato vi sono i principali produttori di mine antiuomo a livello mondiale: Stati Uniti, Cina, Russia.Fino ai primi anni novanta l'Italia è stata il terzo produttore ed esportatore di mine antipersona a livello mondiale. L'Italia ha interrotto la produzione nel 1993, adottato una moratoria sulla loro esportazione nel 1994 e ratificato la CCW nel 1995. Con l’approvazione della legge n. 374 del 1997 l’Italia si colloca in una posizione di avanguardia sullo scenario internazionale in quanto il dettato normativo contiene la definizione di mina antipersona più avanzata di tutta la letteratura giuridica prodotta. In seguito alla ratifica nell’aprile 1999 della Convenzione di Ottawa l’Italia ha dovuto adottare un nuovo dispositivo di legge: la 106/99 .La nuova legge però prevede previsioni meno restrittive rispetto alla legge precedente, in particolare rispetto agli stock di mine accumulate presso le basi Nato in Italia, di fatto trasferibili per la loro custodia ad altri paesi membri dell’Alleanza, inclusi quelli - come la Turchia – non firmatari del Trattato di Ottawa. Nonostante la chiusura delle tre piccole aziende (Valsella e Misar di Brescia e Tecnovar di Bari) che in breve tempo si erano affermate sul mercato internazionale, la Campagna nazionale per la messa al bando delle mine antiuomo ha segnalato con preoccupazione la questione delle esportazioni di componenti delle mine, soprattutto esplosivi, che possono nascondersi all’interno di alcune voci doganali. Infatti il materiale esplosivo potrebbe essere sfuggito ai controlli della legge 185/90 sul commercio delle armi e della legge italiana relativa alle mine antiuomo, sotto la denominazione di componenti "industriali" o "non militari". La triangolazione, cioè la produzione all’estero (soprattutto Singapore, Egitto, Spagna e Grecia) sotto licenza italiana, permette di sfuggire ai dettati normativi e di continuare l’attività lucrosa. Nel Dicembre 2004 avrà luogo a Nairobi, in Kenya, la prima Conferenza di revisione del Trattato internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo. Lo scopo di tale conferenza è verificare lo status del Trattato, analizzarne le difficoltà incontrate per la sua implementazione ed individuarne possibili soluzioni.

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