domenica 22 maggio 2011

PISAPIA sul blog di Marco Bracconi

21
mag
2011

L’uomo nero della politica


Se vince quello arrivano i froci e i transessuali. Se vince quell’altro la città sarà preda di zingari e terroristi. Con il terzo musulmani e altri negri invaderanno le nostre chiese.
Sarà la paura che fa novanta, ma il livello della propaganda elettorale del Pdl si è inabissato in una  preoccupante spirale regressiva.
Elettori trattati come bambini piccoli, in qualche asilo dei presunti orrori, terrorizzati dall’uomo nero.
Ogni giorno, nelle aule mediatiche allestite per l’occasione, i maestrini moderati spengono la luce e additano ai votanti in grembiule gli enormi pericoli che li attendono se non intendono marciare ordinatamente e in fila per due.  
Chissà se i giovanardi, i gasparri e i berlusconi educherebbero mai così i propri figli.
Forse sì, e questo è ancora più preoccupante.

 

17
mag
2011

La lezione Pisapia


Il voto di Milano dice tante cose. Per esempio che il Pdl ha sbagliato alla grande. Ha sbagliato completamente mira su Pisapia, indicandolo come amico di terroristi. Ha sbagliato a confermare la Moratti, candidato che aveva perso appeal. Ha sbagliato ad estremizzare la campagna puntando ai giudici e sul Colle, in una città sostanzialmente moderata.
Il voto di Milano dice anche che un pezzo del Paese prima berlusconiano è stanco e deluso dal premier, dalle sue leggi ad personam, dai festini di Arcore,  dalle barzellette idiote, dalla politica ridotta a propaganda.
Il voto di Milano dice anche che il centrosinistra può vincere. Che l’opposizione ha bisogno di credere più in se stessa. Che l’opinione pubblica, nemmeno quella orientata a destra, non è affatto imbambolata e immobile. La si può convincere, e addirittura conquistare.
Ma il voto di Milano dice anche un’altra cosa. Una piccola cosa, nell’inevitabile stordimento provocato dalla bella sorpresa. Piccola ma istruttiva, soprattutto a futura memoria.
Con Boeri,  probabilmente, la Moratti sarebbe stata avanti. E il Pd, oggi, non può far finta di non saperlo. Il successo parziale – ma clamoroso – di Pisapia insegna che per sfondare al centro conta la credibilità politica, lo spessore professionale, la simpatia umana.
Non è necessario, non sempre, e non comunque,  fare ammenda della propria storia.