martedì 11 novembre 2008

TERRITORIO AMBIENTE PAESAGGIO

Beni culturali sempre più a rischio
Come porre rimedio ai disastri
La mancata tutela del territorio, dell'ambiente e del paesaggio va di pari passo con la scarsa attenzione all'arte e all'archeologia
Investire nella cultura significa anche rafforzare il turismo con tutto l'indotto
di EUGENIO SCALFARI (LA REPUBBLICA 11.11.2008).
Può sembrare anacronistico occuparsi di tutela dei beni culturali e del paesaggio mentre infuria una tempesta economica senza precedenti che diffonde incertezza, paura e sfiducia e chiede risposte urgenti ed efficaci.
Eppure non si tratta d'un tema peregrino, tantomeno d'un pretesto per parlar d'altro evadendo quelli che più ci riguardano.
Si tratta invece d'un tema estremamente pertinente. Viviamo giorni e mesi di decisioni radicali che da un lato tendono a mettere in atto misure di tamponamento che garantiscano nell'immediato i depositi bancari, il patrimonio di banche e di imprese, il sostegno della domanda e dei redditi più deboli.
Ma dall'altro configurino nuovi assetti e nuovi equilibri nei meccanismi di produzione e di distribuzione della ricchezza. Configurino anche una società diversa da quella attuale, una maggiore trasparenza e più incisivi controlli per bilanciare il necessario rafforzarsi dei poteri rispetto ai diritti. In questo profondo rimescolio esiste il pericolo che la cultura, cui si continua a tributare omaggio di parole, costituisca nei fatti l'anello debole e addirittura la vittima sacrificale. Cultura, ricerca, beni culturali, patrimonio pubblico, paesaggio, sono infatti considerati come altrettanti elementi opzionali dei quali si può tranquillamente fare a meno.
I tagli di spesa più cocenti sono avvenuti proprio in questi settori non soltanto per eliminare sprechi ma per recuperare risorse dirottandole verso altre destinazioni.
Non si è considerato che non si tratta di spese ma di investimenti che, proprio per la loro natura, non possono essere interrotti senza causare nocumento e deperimento gravissimi.
La totalità di questi beni, la loro salvaguardia e la loro valorizzazione, hanno tra l'altro effetti diretti sull'economia del Paese poiché sono connessi all'industria del turismo che rappresenta una delle maggiori risorse del nostro territorio.
Il turismo, dal punto di vista della bilancia commerciale, equivale all'esportazione di beni e servizi, procura entrate di valuta nelle casse dell'erario, con una differenza: non escono merci e servizi dal territorio nazionale ma entrano persone e con esse ricchezza e sostegno della domanda interna. Una flessione del turismo comporta una flessione immediata della domanda e della ricchezza prodotta.
Fino a poco tempo fa l'alto livello dell'euro in termini di dollari scoraggiava il turismo internazionale verso l'Europa, ma è proprio qui che entrava in gioco la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici di ciascuno dei Paesi europei con spiccata vocazione turistica.
Abbiamo assistito negli anni di più elevato tasso di cambio dell'euro al decadimento del turismo diretto verso l'Italia a vantaggio di quello canalizzato verso la Spagna, la Francia, la Grecia: stessa moneta, quindi stesse difficoltà per i portatori di un dollaro debole rispetto all'euro, ma diversa attrattiva dovuta alla migliore valorizzazione del paesaggio, del territorio, dei beni culturali che lo animano.
Ora il cambio euro-dollaro è tornato a livelli meno penalizzanti per il turismo europeo, anche se la crisi economica internazionale ha provocato una diminuzione del movimento turistico complessivo.
Proprio a causa di questa flessione congiunturale la concorrenza è diventata ancor più severa ed è quindi tanto più necessario investire sulla cultura in tutte le sue articolazioni. Ma questo non avviene, anzi sta avvenendo il contrario.
Ho già accennato al problema d'una mentalità che considera i consumi culturale come un fatto opzionale. Si tratta d'una mentalità economicamente distorta che va denunciata e combattuta.
La condizione in cui versano ormai da anni le nostre Sovrintendenze preposte alla tutela dei beni paesaggistici e culturali è quanto di più misero si possa immaginare: personale ridotto al minimo, sedi vacanti da tempo, servizi pressoché inesistenti.
Il ministro competente promette di colmare almeno i vuoti più drammatici e cerca soldi che compensino i pesanti tagli effettuati dalla Finanziaria triennale varata fin dallo scorso luglio.
Li cerca ma finora non li ha trovati e dubito molto che possa riuscirvi nel prossimo futuro.
Il guaio è che, risorse finanziarie a parte, il ministro tergiversa anche a compiere alcuni adempimenti che non comportano spese ma che sarebbero necessari per chiarire una normativa confusa, fonte di abusi continui che hanno devastato il nostro territorio da almeno trent'anni in qua, disseminando mostri architettonici, lasciando deperire monumenti di importanza mondiale, occultando il mare con una cortina edilizia che ne ha confiscato la visibilità e la pubblica fruizione. Questi abusi sono il frutto di inefficienza delle istituzioni di controllo, di scarsissima sensibilità nella pubblica opinione, dell'indifferenza dei "media" e, soprattutto, di una normativa che ha disperso i poteri di controllo tra tre diversi ministeri (Beni culturali, Ambiente, Lavori pubblici) e tre diversi livelli istituzionali: Stato, Regioni, Comuni.
Aggiungete a questa dispersione dei poteri di controllo e di programmazione la scarsità delle risorse e capirete le dimensioni di un disastro che ha mostrificato l'ambiente e si prepara a peggiorarlo ulteriormente con l'avvento di un federalismo che disperderà fino al limite estremo competenze e saperi.
Il più attento conoscitore del disastro culturale e ambientale italiano è Salvatore Settis, che lotta da decenni per la tutela e la valorizzazione dell'immenso e negletto patrimonio che il Paese possiede e trascuratamente dilapida. E' sua la definizione dell'unicità concettuale e pratica di questa nostra ricchezza, della sua manutenzione, della sua fruizione pubblica, di ciò che potrebbe e dovrebbe essere e invece non è.
La definizione è questa: Esiste un "territorio" senza paesaggio e senza ambiente? Esiste un "ambiente" senza territorio e senza paesaggio? Esiste un "paesaggio" senza territorio e senza ambiente?".
Da questo triplice interrogativo, retorico perché presuppone una risposta negativa alle tre domande, nasce l'esigenza di una politica di tutela e di valorizzazione che sia unificata nei poteri e nelle competenze; tale unificazione non può avvenire che in capo allo Stato, il solo tra i vari enti istituzionali che sia depositario d'una visione generale, che viene inevitabilmente persa di vista man mano che si discende nei livelli locali, la Regione e ancora di più il Comune.
Purtroppo la situazione attuale ha già attribuito gran parte delle competenze alle Regioni consentendo ad esse di delegare ai Comuni una parte rilevante delle competenze e dei poteri propri.
Le Sovrintendenze sono state in larga misura svuotate dei loro poteri di controllo e totalmente dei loro poteri di valorizzazione.
La pianificazione urbanistica da tempo ha preso il sopravvento su quella paesaggistica e ambientale; a loro volta gli interessi propriamente edilizi hanno stravolto la pianificazione urbanistica; in tali condizioni anche la collusione, la corruzione e il lassismo sono stati oggettivamente incoraggiati. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il disastro ambientale, paesaggistico, urbanistico che ha deturpato il paesaggio, l'ambiente e il territorio.
Il federalismo, in mancanza d'una normativa chiara e netta che si richiami all'articolo 9 della Costituzione ("La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione") e alla giurisprudenza costituzionale che ne è seguita, porterà inevitabilmente questo triplice scempio se l'opinione pubblica non ne farà un obiettivo prioritario del proprio impegno civile.

domenica 9 novembre 2008

COTTO

Dal Blog di B.Grillo
di F. M.

Caro Beppe,sono un ragazzo italiano che lavora all'estero e che per l'ennesima volta si sente preso in giro dalle parole del solito Berlusconi.
Sono stufo che una persona cosi ci rappresenti nel mondo !
Spesso non è facile crearsi una credibilità, essere italiani ci porta a essere visti positivamente per molti aspetti: creatività, moda, buon umore... Ma dall'altro lato veniamo spesso messi alla prova sulla nostra affidabilità, onestà e dobbiamo fare molta fatica per crearci una certa credibilità.
Questa mina vagante continua a viaggiare a nostre spese in giro per il mondo e a dire delle cose prive di senso e che portano solo delle ripercussioni negative al popolo italiano.
Sono Stufo!!! Penso che siamo stufi!!!Basta! Facciamo una raccolta firme da inviare a Napolitano che sciolga le camere per "Palese Incapacità", che lo mandi a casa, che li mandi a casa tutti questi incompetenti!

venerdì 7 novembre 2008

COGLIONI

BERLUSCONI, presidente del Consiglio,
a proposito dell’elezione di OBAMA Presidente degli USA dichiara:

“ E’ giovane, bello e abbronzato”.

GASPARRI, capogruppo del centrodestra, commentando l’elezione di OBAMA ha detto:

“ Con OBAMA alla Casa Bianca
Al Qaeda è più contenta".

Ansa:
Il neoeletto presidente americano ha telefonato a nove leader mondiali che lo avevano chiamato per congratularsi. Tra di essi Berlusconi non c’è.

Commento:
Obama si è dimenticato di Berlusconi
o lo ha messo in coda?

IL BERLUSKA CI FA VERGOGNARE DI ESSERE ITALIANI

OBAMA ABBRONZATO
di CURZIO MALTESE
(Da Repubblica)
I bookmakers in questi casi non accettano scommesse. Da mesi, in previsione dell'evento storico dell'altra notte, si aspettava la prima gaffe di Silvio Berlusconi sul colore della pelle del nuovo presidente americano. Il Cavaliere non delude mai le peggiori aspettative e la battuta è arrivata. L'unica sorpresa è la tempistica. Ad appena ventiquattr'ore dall'elezione il premier se n'è uscito con la storia di Obama "abbronzato". Non è la solita cafonata alla quale ci ha abituato e ci siamo ormai rassegnati da lustri. È una definizione grondante di razzismo. Il peggior razzismo, quello semi inconsapevole e quindi assai autoindulgente che dilaga in Italia, fra la preoccupazione del resto del mondo. Una malattia sociale che un governo responsabile dovrebbe combattere, invece di sguazzarci con gusto. Scontata la gaffe, ovvia la reazione. In simili frangenti Berlusconi adotta due reazioni standard. La prima: non l'ho mai detto. È la più assurda, ma paradossalmente efficace (in Italia). Come fai a discutere con uno che nega se stesso? La seconda è: l'ho detto ma non avete capito. Stavolta ha usato questa. "Abbronzato era un complimento, una carineria" ha spiegato ai soliti cronisti bolscevichi. "E se non lo capite, allora andate a fare...". Sommando così carineria a carineria. S'intende che "andare a fare" è detto con affetto. Con eguale affetto i giornalisti potrebbero ricambiare l'invito, ma probabilmente le giustificazioni valgono solo dall'alto verso il basso. Non stiamo a farla lunga. Non si tratta solo di vergogna. Chi ne ha ancora la forza? È piuttosto la disperazione di essere ogni volta precipitati in questo indegno pollaio. Gli elettori americani in un giorno hanno cambiato la storia del mondo. L'avvento del figlio di un africano alla Casa Bianca sta spingendo miliardi di persone, pur nel mezzo di una crisi spaventosa, a interrogarsi sui valori profondi della democrazia, la più straordinaria conquista dell'umanità, in fondo a un cammino secolare di sangue e intolleranza. E il contributo dell'Italia berlusconiana a questo grandioso dibattito qual è? Questa miserabile trovata, volgare e razzista, senza neppure il coraggio dell'assunzione di responsabilità o la dignità di porgere le scuse. Non bastava la sortita a caldo del ministro Gasparri, il quale, confondendo le proprie ossessioni di ex fanatico fascista con la competenza internazionale, aveva commentato "sarà contento Bin Laden". Ci voleva pure lo strazio supplementare della "battuta" di Berlusconi, che ha ormai girato il mondo, con danno enorme per il Paese. In pochi minuti infatti la rete ha deluso la speranza residua, che non lo prendessero sul serio, come altre volte. Come siamo abituati a fare qui, rassegnati a non scandalizzarci per lo scandalo, a non chiamare fascismo il fascismo, razzismo il razzismo. C'era stata la rincorsa provinciale ad appropriarsi di Obama. Tutti si proclamano o cercano l'Obama italiano, a destra e a sinistra. Quando in Italia un Barack Obama non avrebbe neppure il diritto di voto. I figli d'immigrati, 440 mila fra nati e cresciuti qui, non sono considerati cittadini italiani, per via del medievale ius sanguinis. Lo ricordiamo nell'ipotesi, piuttosto remota, in cui fra le centinaia di obamisti dell'ultima ora si trovasse un politico serio. Ecco l'occasione per proporre finalmente una legge civile in materia d'immigrazione. A cominciare dal presidente del Consiglio, i cui molti cantori hanno illustrato nei giorni scorsi alle masse ammirate le straordinarie analogie fra Berlusconi e Obama. Come non scorgere, del resto, l'assoluta comunanza delle due parabole. Il figlio di un pastore kenyano che arriva alla Casa Bianca a soli 47 anni e promette di cambiare il mondo. E l'uomo più ricco d'Italia che a 72 anni, con il solo aiuto del novanta per cento dei media da lui controllati, torna a Palazzo Chigi, dopo aver cambiato i capelli. È naturale che Berlusconi abbia adottato Obama, ripromettendosi di dargli presto "buoni consigli". Incrociamo le dita perché non avvenga, nell'interesse stesso del premier. Non si sa come la Casa Bianca potrebbe reagire a una frase del tipo: "Vieni, abbronzato, che ti spiego come non farsi processare". Che fare? Vergognarsi per loro, ridere, piangere. Fingiamo pure che tutto sia normale. Però quanto stringe il cuore ascoltare il nobile discorso dello sconfitto McCain: "Il popolo ha scelto. Ho avuto l'onore di salutare il nuovo presidente degli Stati Uniti. È una giornata storica". Non si potrebbe avere un giorno un conservatore come questo a capo della destra italiana, anche di seconda mano?
(7 novembre 2008)

mercoledì 5 novembre 2008

IL DISCORSO DI OBAMA PRESIDENTE

Chicago. Il messaggio di Barack Obama
al paese che l'ha voluto Presidente e al mondo.
Buonasera Chicago!
Se c’è ancora qualcuno là fuori che dubita del fatto che l’America sia il posto dove tutto è possibile,
che ancora si chiede se il sogno dei nostri Padri sia vivo oggi,
che ancora si interroga sul potere della nostra democrazia,
stasera ecco la risposta.
E’ la risposta che hanno dato le file davanti le scuole e le chiese, mai così lunghe nella storia di questo paese, fatte da gente che ha atteso tre ore, quattro ore, molti per la prima volta nella loro vita, perché credevano che questa volta poteva essere diverso, e che la loro voce poteva essere quella differenza.
E’ la risposta data da giovani e vecchi, ricchi e poveri, Democratici e Repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi americani, gay, etero, disabili e non disabili.
Americani, che hanno inviato al mondo il messaggio che noi non siamo mai stati solo un insieme di individui o un insieme di stati rossi e stati blu. Noi siamo, e sempre saremo, gli Stati Uniti d’America.
E’ la risposta che ha guidato tutti coloro ai quali per lungo tempo e da molti è stato detto: siate scettici, abbiate dubbio e paura, riguardo a quello potrà succedere! ...e li ha guidati a mettere le proprie mani sul cammino della storia per dirigerlo ancora una volta verso la speranza di un giorno migliore.
C’è voluto molto tempo, ma stasera, grazie a quello che abbiamo fatto in questa giornata, in questa elezione, in questo specifico momento, oggi il cambiamento è in America.
Poco prima, in serata, ho ricevuto una chiamata di straordinaria cortesia dal Senatore Mc. Cain. Il Sen. Mc Cain si è battuto a lungo e con tenacia in questa campagna. E ha combattuto ancora più a lungo e con tenacia per il Paese che ama. Ha sostenuto per l’America sacrifici che molti di noi non potrebbero nemmeno immaginare. Siamo grati per il servizio reso all’America da questo leader audace e coraggioso. Mi congratulo con lui. Mi congratulo con il Governatore Palin per ciò che sono riusciti a realizzare. E sono impaziente di lavorare con loro per rinnovare la promessa di questo Paese, nei mesi che verranno.
Voglio ringraziare il mio compagno di viaggio, un uomo che ha fatto una campagna elettorale di cuore, che ha parlato in nome degli uomini e delle donne coi quali è cresciuto per le strade di Scranton e coi quali torna in treno a casa, in Delaware: il vice presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden.
E non sarei qui stanotte se non fosse stato per il sostegno incessante del migliore amico dei miei ultimi 16 anni, pilastro della nostra famiglia, amore della mia vita, la First Lady Michelle Obama. Sasha e Malia: vi amo più di ciò che possiate immaginare; vi siete meritate il nuovo cucciolo che verrà con noi alla Casa Bianca.
E anche se non è più con noi, io so che mia nonna ci sta guardando, come ci guarda la famiglia grazie alla quale io sono ciò che sono.
Mi mancano, stasera, e so che il debito che ho nei loro confronti è incommensurabile!
A mia sorella Maya, a mia sorella Alma, a tutti i miei fratelli e le mie sorelle: grazie per il sostegno che mi avete dato. Vi sono grato.
Al responsabile del mio staff elettorale, David Plouffe, taciuto eroe di questa campagna, che ha realizzato la migliore, la migliore campagna politica, penso, della storia degli Stati Uniti d’America! Al mio capo stratega, David Axelrod che è stato mio partner in ogni passo del cammino percorso. Alla migliore squadra elettorale mai messa assieme nella storia politica: a voi tutto ciò è dovuto, e vi sarò per sempre grato per quello che avete sacrificato per realizzarlo.
Ma al di sopra di tutto, non dimenticherò mai coloro ai quali realmente appartiene questa vittoria.
Appartiene a voi! Appartiene a voi!
Non sono mai stato un candidato favorito per questa carica. Non abbiamo mai avuto né molto denaro né molto consenso.
La nostra campagna non è stata ordita nelle stanze di Washington. È cominciata nei cortili di Des Moines, nei soggiorni di Concord, sotto i portici di Charleston.
E’ stata fatta da uomini e donne che hanno dato quel poco che avevano da dare: 5 o 10 o 20 dollari per la causa.
Ha tratto la propria forza da quei giovani che hanno respinto il mito di una generazione apatica e hanno lasciato le proprie case e le proprie famiglie per lavori che offrivano pochi soldi e ancor meno riposo.
Ha preso la propria energia da quei meno giovani che hanno sfidato il freddo gelido e il caldo bruciante per bussare alle porte di perfetti sconosciuti, e dai milioni di americani che hanno prestato la propria opera volontaria e lavorato e provato che, più di due secoli dopo, il governo delle persone, dalle persone e per le persone non è stato inghiottito dalla Terra.
Questa è la vostra vittoria!
E io so che non avete fatto tutto ciò che avete fatto per vincere un’elezione.
E so che non l’avete fatto per me.
Lo avete fatto perché capite l’enormità del compito che abbiamo davanti.
Perché anche se stanotte stiamo festeggiando, sappiamo bene che le sfide che ci attendono domani saranno le più importanti della nostra vita:
due guerre,
un pianeta in pericolo,
la peggiore crisi finanziaria del secolo.
Anche se stanotte siamo qui, sappiamo che ci sono dei coraggiosi americani che si stanno svegliando nei deserti dell’Iraq e nelle montagne dell’Afghanistan per rischiare le proprie vite per noi.
Che ci sono madri e padri che resteranno svegli dopo che i loro bambini si saranno addormentati e si chiederanno come faranno con l’ipoteca o a pagare il conto del medico o a risparmiare abbastanza per l’università dei loro figli.
Ci sono nuove energie da imbrigliare, nuovi posti di lavoro da creare, nuove scuole da costruire, minacce da fronteggiare, alleanze da ricostruire.
La strada che abbiamo davanti è lunga. La salita è ripida. Potremmo non arrivarci in un anno e nemmeno in un mandato.
Ma, America, non ho mai avuto tanta speranza quanta ne ho stasera sul fatto che ci arriveremo! Io vi prometto che noi ci arriveremo!
Ci saranno ostacoli e false partenze. Molti non concorderanno con tutto ciò che deciderò o con le mie politiche da Presidente. E sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema.
Ma sarò sempre onesto con voi riguardo alle sfide che dovremo affrontare.
Vi ascolterò, soprattutto quando non sarete d’accordo.
E, sopra ogni cosa, vi chiederò di partecipare alla ricostruzione di questa nazione, nell’unico modo in cui l’America è stata fatta per 221 anni - - edificio per edificio, mattone per mattone, mano callosa per mano callosa.
Ciò che è cominciato 21 mesi fa nel cuore dell’inverno non può terminare in questa notte d’autunno.
Questa vittoria da sola non è il cambiamento che vogliamo.
E’ solo l’opportunità di realizzare quel cambiamento.
E ciò non può accadere se ritorniamo indietro al modo in cui le cose erano.
Non può accadere senza di voi, senza un nuovo spirito di servizio, un nuovo spirito di sacrificio. Dunque facciamo appello ad un nuovo spirito di patriottismo e di responsabilità, per cui ognuno di noi si rimbocchi le maniche e lavori duramente e si prenda cura non solo di sé stesso ma anche degli altri.
Ricordiamoci che se la crisi finanziaria ci ha insegnato qualcosa è che non possiamo avere un Wall Street ricco e un "Main Street" (n.d.t inteso nel senso del popolo, della gente comune) in sofferenza.
In questo paese, nasciamo e moriamo come Una Nazione, Un Popolo. Non cediamo alla tentazione di ricadere nella faziosità, nella chiusura mentale e nell’immaturità che ha avvelenato la nostra politica così a lungo.
Ricordiamoci che è stato un uomo originario di questo stato a portare per primo lo stendardo del Partito Repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui valori dell’autostima, della libertà individuale e dell’unità nazionale.
Quei valori sono valori che tutti noi condividiamo. E mentre il Partito Democratico vince un’importante elezione stanotte, noi lo facciamo con una dose di umiltà e determinazione a sanare le divisioni che hanno ostacolato il nostro progresso.
Come disse Lincoln di fronte ad una nazione ben più lacerata della nostra, noi non siamo nemici ma amici. Anche se le nostre passioni possono averci infiammato, non devono rompersi i nostri legami di affetto.
E per quegli americani il cui sostegno non ho ancora guadagnato: posso non aver vinto il vostro voto stanotte, ma sento le vostre voci, ho bisogno del vostro aiuto.
E sarò anche il vostro Presidente.
E per tutti coloro che stanotte ci guardano al di là delle nostre sponde, da palazzi e parlamenti, per coloro radunati attorno alle radio negli angoli dimenticati del mondo:
le nostre storie sono differenti, ma il nostro destino è comune,
ed una nuova alba per una leadership americana è a portata di mano.

OBAMA PRESIDENTE




I HAVE A DREAM – YES, WE CAN!


Archiviata l’era Bush,

con l’elezione a Presidente di Obama,

gli USA si affermano un grande paese, capace di cambiare, libero da pregiudizi, coeso.

Nuovi scenari si aprono e le ricadute saranno planetarie.

L’Ambiente, la Redistribuzione delle Ricchezze, il Welfare, l’Istruzione, la Ricerca sono i temi dell’agenda di Obama,

sui quali si è impegnato a fare cose importanti per affrontare la crisi globale.

Esattamente l’opposto

di ciò che il governo Berlusconi sta facendo in Italia.

martedì 4 novembre 2008

PI DUE – GELLI - BERLUSCONI


TRAVAGLIO

(tratto dal blog di B. Grillo)
"Buongiorno a tutti.Stavo scartabellando tra le mie carte che riguardando la P2, perché voi sapete che la P2 non dico che sta tornando, bisognerebbe presupporre che se ne sia mai andata e in realtà è sempre stata qui e lotta sempre insieme a noi.
Forse sarebbe interessante capire le ragioni della preoccupazione di alcuni a proposito del ritorno di Licio Gelli in televisione al posto di Aldo Biscardi - l'evoluzione della specie è notevole - e che cosa fosse la P2.Purtroppo chi è nato dopo il ritrovamento delle liste ne ha sentito parlare ma non ha vissuto quel clima.
Ricordo che le liste della P2 furono ritrovate negli uffici di Castiglion Fibocchi del venerabile maestro Licio Gelli nel marzo del 1981 dalla guardia di finanza, mandata da due magistrati milanesi, Giuliano Turone e Gherardo Colombo.
Che cos'era la P2, anzitutto?
Era una loggia partita regolare del Grande Oriente d'Italia, divenuta border line e alla fine, dopo la scoperta di quello che aveva combinato, addirittura sconfessata dal Grande Oriente d'Italia.Licio Gelli fu considerato un deviazionista rispetto alle regole: era una loggia non soltanto riservata ma super segreta.Era una loggia "atlantica", cioè di fedelissimi dell'alleanza atlantica e quindi molto gradita agli Stati Uniti: Gelli presenziò ai festeggiamenti per l'elezione di Carter, quindi dell'elezione di un Presidente del Partito Democratico, era molto legato ai generali argentini e ai dittatori del Sudamerica.Ai tempi della guerra di liberazione in Italia era contemporaneamente fascista e antifascista, naturalmente si fingeva antifascista ma svolgeva il ruolo di doppiogiochista che poi è sempre stato il suo.
La P2 non era affatto un'organizzazione eversiva nel senso che volesse rovesciare l'ordine costituito: in realtà voleva conservare e stabilizzare l'ordine costituito.Non a caso il Piano di Rinascita, racconta Gelli, era un po' il programma politico-istituzionale stilato da Gelli e dai suoi consulenti alla fine degli anni Settanta, in gran segreto.Fu consegnato al Capo dello Stato di allora, Giovanni Leone, e Gelli era intimo di molti uomini politici come Andreotti, incontrò spesso Claudio Martelli, ebbe rapporti con Bettino Craxi.
Non era affatto un'avversario dell'ordine costituito per rovesciarlo: era una loggia eversiva in quanto, per conservare e cristallizzare lo status quo era disposta a svuotare dall'interno la Costituzione e la democrazia italiane per trasformarle in qualcosa d'altro, in un modello di Stato autoritario moderno sempre governato dagli stessi: Democrazia Cristiana, Partito Socialista e alleati e impedire l'avvento dei comunisti.
Questo era il suo scopo: leviamoci dalla testa che volessero rovesciare lo status quo per metterci qualche militare.Assolutamente no, non ce n'era bisogno: tentavano di mantenere le cose come stavano impedendo quel ricambio al vertice del governo che avrebbe potuto finalmente regalare anche all'Italia un'alternanza e quindi bonificare un po' l'aria fetida che si respirava negli stessi palazzi dopo 50 anni che erano occupati dalle stesse persone.
Questa è la premessa.
Qual era il Piano di rinascita democratica?
Oggi va così di moda ma soltanto perché Gelli l'altro giorno ha ripetuto quello che aveva già detto a me, in un'intervista che gli avevo fatto per il Borghese di Daniele Vimercati e poi aveva ripetuto a Concita De Gregorio in una famosa intervista di quattro anni fa a Repubblica: "il Piano di Rinascita è ormai il modello seguito dal centrodestra e da una parte del centrosinista.
Non c'è più bisogno di tenerlo nascosto, perché tutti dicono le stesse cose che dico io ma lo dicono pubblicamente mentre io ero costretto a nascondermi" a fare tutto "aumma aumma".
Non è un caso se il Piano di Rinascita fu ritrovato, credo nel 1983 se non ricordo male, per puro caso durante una perquisizione a Fiumicino nel doppio fondo della valigia della figlia di Gelli.
Non era un documento pubblico, non circolava, non veniva annunciato e proclamato in televisione: oggi invece è stato completamente sdoganato e anzi Gelli, sia a me che a Concita De Gregorio disse che aspettava il copyright da coloro che lo stavano copiando e si chiedeva "perché a me davano del golpista mentre adesso i politici, da D'Alema a Boato - era il periodo della bicamerale quando lo intervistai - a Berlusconi ovviamente sono dei sinceri democratici. Voglio il risarcimento dei danni e i diritti d'autore".
Il Piano di Rinascita Democratica era appunto la trasformazione della democrazia costituzionale italiana, l'involuzione dall'interno per svuotarla mantenendo le parvenze di uno Stato democratico.
Non c'è più molto tempo, lo trovate naturalmente su internet il Piano di Rinascita Democratica.E' databile intorno al 1976 ed era accompagnato da un memorandum, dice Gelli: "sullo stato della Nazione, il nostro punto di vista sull'andamento generale del Paese", ed era ovviamente il Paese scosso dai movimenti studenteschi, dall'ascesa del Partito Comunista.
Questa era la ragione per cui bisognava cristallizzare il sistema.
Si parlava di ritocchi alla Costituzione, ma fondamentalmente era il tentativo di lasciarla come tappezzeria e grattare via tutto quello che c'era dietro: i partiti politici democratici andavano sostenuti, i giornali andavano infiltrati.Si pensava di pagare alcuni giornalisti per ogni giornale per fare da punti di riferimento e diffondere le disinformazioni che la P2 voleva diffondere.
In realtà poi avete visto che si può ottenere lo stesso risultato gratis, ci sono miei "colleghi" che si prestano anche senza pagarli.
La Rai TV va dimenticata, questo è molto importante; i sindacati vanno spaccati in modo da prendere la CISL e la UIL e alcuni autonomi, separarli dalla CGIL e portarli, anche pagando il prezzo di una scissione, sulle posizioni del governo, cioè trasformarli in sindacati gialli.
Guardate cosa succede non tanto con Alitalia quanto con il contratto del pubblico impiego e vedrete che anche da questo punto di vista Licio Gelli non può che essere molto soddisfatto.
Il governo va ristrutturato, la magistratura ricondotta alla funzione di garante della corretta applicazione delle leggi - poi vediamo cosa vuol dire - il Parlamento deve essere più efficiente.Ma più efficiente nel senso che non rompe le palle al governo, esattamente al contrario della funzione che hanno i parlamenti nelle democrazie e anche nelle monarchie costituzionali, cioè quello di essere il primo controllore del governo.
Pagare i giornalisti...Politica: costituzione di un club, di natura rotariana, per l'eterogeneità dei componenti dove siano rappresentati ai migliori livelli operatori imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati nonché pochissimi e selezionati uomini politici.Dei club, esattamente come Forza Italia fece nel 1994 quando nacque.
Dei club, non delle sezioni: non un partito democratico con i congressi. Dei club dove si mettano insieme, proprio in forma massonica, persone che vengono da mondi diversi e che di solito dovrebbero stare in mondi diversi perché magari gli uni devono controllare gli altri.Ecco, li si mette tutti intorno a un tavolo.
Naturalmente Gelli, un po' ingenuo - questo è l'aspetto più datato del Piano di Rinascita - diceva: "gli uomini che ne fanno parte devono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale".Questo, diciamo, è stato superato. Se voi guardate Forza Italia oggi, se dovessero rispettare questi parametri si svuoterebbe il partito, il Club. Ma non solo Forza Italia, avete ben presente da chi è composto una bella fetta del Parlamento Italiano.Dunque nei confronti del mondo politico occorre selezionare gli uomini fedeli e quindi cava dei nomi: Mancini, Mariani, Craxi per i socialisti; Visentini e Bandiera per i repubblicani; Orlandi e Amidei per i socialdemocratici; Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia per la democrazia cristiana; per i liberali due che non conosciamo Cottone e Quilleri; per la destra nazionale, una scissione favorita da ambienti piduisti e andreottiani nei confronti del Movimento Sociale per avvicinare una parte degli ex fascisti alla DC che aveva bisogno di voti in Parlamento.
Acquisire alcuni settimanali di battaglia; Berlusconi poi acquisirà addirittura la Mondadori grazie alla sentenza di un giudice comprato da Previti.
Coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata; coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale.Queste sono proprio istruzioni per la nascita di Canale5 che è iniziata come TV via cavo a Milano2 poi è diventata via etere Canale 5 e consorziò in un network televisioni regionali che trasmettevano in simultanea come poi fecero Italia1, che Berlusconi comprò da Rusconi, e Rete4 che comprò da Mondadori, questo succedeva all'inizio degli anni Ottanta.
Indicazione di Gelli preziosissima, profetica: coordinare molte TV via cavo.Dissolvere la Rai TV in nome della libertà di antenna: vedete che di passi avanti se ne sono fatti, ormai la Rai TV che all'epoca era la televisione pubblica quindi la più guardata, adesso si spartisce il mercato dell'audience fifty fifty con Mediaset mentre il mercato pubblicitario è un terzo Rai e due terzi Mediaset.
Magistratura: si pensava di procedere per gradi, non si pensava di poter fare tutto insieme.Gelli era un minimalista, era un po' troppo prudente: "qualora le circostanze permettessero di contare sull'ascesa al governo di un uomo politico o di una equipe in sintonia con lo spirito del club, è chiaro che i tempi sarebbero più rapidi", scrive Gelli.Non gli veniva nemmeno in mente che un affiliato alla P2 potesse diventare presidente del consiglio, invece vedete che ci siamo riusciti già tre volte!Berlusconi, tessera P2 1816, grado apprendista muratore, è al governo per la terza volta e se non fosse stato per Odeon TV che ha portato in televisione Gelli nessuno avrebbe ricordato che Berlusconi stava nella P2.
Avevamo rimosso tutti, soprattutto la cosiddetta opposizione del Partito Democratico che di P2 proprio non parla. Non parlano nemmeno di conflitto di interessi, figuriamoci di P2.Meno male che c'è Odeon che porta in televisione Gelli, ed è una specie di promemoria per tutti.Io infatti sono favorevole alla trasmissione di Licio Gelli, non capisco le polemiche: in TV vediamo molto peggio di Gelli.Vediamo intanto molti suoi seguaci, come fra un attimo vi dirò, e soprattutto almeno lui quando va in televisione parla di cose che conosce, è persona informata sui fatti quindi bisognerà seguirlo con attenzione.
Ordinamento giudiziario: responsabilità civile per i magistrati. Sapete che minacciare il magistrato che nel caso in cui uno arresta una persona perché ci sono dei gravi indizi e poi quella per mille motivi viene assolta, ne abbiamo parlato settimana scorsa a proposito di Mannino, se il magistrato è chiamato a pagare di tasca sua per il fatto che un suo collega ha deciso diversamente da lui, e non stiamo parlando di un errore giudiziario ma di una diversa interpretazione di elementi concreti, qual è il risultato?Che non arresteranno mai più nessuno potente.Non metteranno più le mani su nessuno che poi sia in grado di far loro pagare il cosiddetto errore, che in realtà è una diversa interpretazione di elementi assodati.Divieto di nominare sulla stampa i magistrati, così uno li può mandare via più facilmente.Pensate: Forleo e De Magistris li hanno mandati via ma almeno abbiamo potuto sapere che cosa era successo, chi erano, che cosa avevano fatto, quali erano i meriti in base ai quali venivano cacciati.Invece qui vietano proprio di nominare il magistrato, in modo che li mandi via e i giornali non possono più scrivere niente.E' una proposta che ha ripreso Feltri recentemente.
Modifiche alle norme sugli accessi alla carriera: come entrano i magistrati, chi entra in magistratura? Esami psicoattitudinali preliminari. Chi li fa? Qualche incaricato del governo.La riforma Castelli prevedeva esami psicoattitudinali, quindi anche li Gelli era stato assolutamente profeta.Eppoi, andando avanti, si chiedeva la modifica dei regolamenti del Parlamento per rendere più veloce l'approvazione delle leggi volute dal governo.
E' quello che chiede Berlusconi che si lamenta sempre che in Parlamento si perde tempo perché per lui discutere vuol dire perdere tempo, infatti Gelli parla di "tendenze assemblearistiche" del Parlamento che vanno bloccate.Poi un po' di altre regole per la magistratura comprese, attenzione, la responsabilità del Ministro della Giustizia nei confronti del Parlamento sull'operato delle procure.Le procure controllate dal ministro che è responsabile di quello che fanno e riferisce al Parlamento cosa fanno i pubblici ministeri.I pubblici ministeri che prendono gli ordini dal ministro della giustizia, una cosa dell'altro mondo.Infatti lui segnava prudentemente "modifica costituzionale".Riforma del Consiglio superiore della Magistratura, anche questo deve essere responsabile nei confronti del Parlamento.Anche il cosiddetto autogoverno in realtà dipende dal Parlamento, cioè dai partiti. E' esattamente la direzione verso la quale stiamo andando.E infine, riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito della promozione dei magistrati.I magistrati selezionati per merito, chi decide chi è meritevole per andare avanti in carriera? Ovviamente governo o Parlamento.Addirittura esperimento di elezione dei magistrati fra gli avvocati con 25 anni di funzioni, che ne so Taormina, Pecorella, cose di questo genere.Separazione delle carriere: nella bicamerale si andò addirittura al di là con le bozze Boato che tanto erano piaciute a Gelli. Diciamo bozze Gelli-Boato votate da tutti i partiti tranne Rifondazione nel 1998.Si era pensato addirittura a un doppio CSM, uno per i PM e uno per i giudici, esattamente quello che propone Angelino Jolie, detto Alfano, nella futura riforma della giustizia.Infine, e questo è l'aspetto più positivo del Piano di Rinascita, si parlava di una legislazione di antimonopolio sul modello Stati Uniti.Cosa vuol dire? che se fosse stato approvato così com'era il Piano di Rinascita oggi Berlusconi non potrebbe essere il monopolista della televisione commerciale.Almeno un vantaggio l'avremmo ricavato.Insomma, il Piano di Rinascita in quella parte era addirittura più ardimentoso e coraggioso del centrosinistra, che infatti non ha mai voluto nemmeno sfiorare i monopoli di Berlusconi, anzi glieli ha sempre custoditi con cura.Questo per dire che Gelli era molto prudente, se confrontato con quello che si può dire e fare oggi.Del resto, e qui veniamo all'ultima parte del Passaparola di oggi, non c'è soltanto Gelli in circolazione. Gelli diffonde i suoi ricatti, le sue allusioni, le sue strizzatine d'occhio eccetera.Ma è una notizia il fatto che faccia notizia. In questi anni abbiamo sentito dire le stesse cose che dice lui, ma se le dice qualcun altro allora va bene.Io mi domando sempre come possiamo scandalizzarci se Gelli ha un programma in una piccola televisione, mentre non ci scandalizziamo se il suo allievo prediletto è a Palazzo Chigi.Eppure dice e fa delle cose che nemmeno Gelli si era mai sognato di dire o fare.E non è dei piduisti, Gelli, l'unico in attività. Io non sono per le epurazioni, bisogna valutare caso per caso, ma è interessante sapere quali sono i personaggi che facevano parte della loggia P2.Perché se uno viene a sapere chi sono, almeno si può regolare e può cercare di capire per quale motivo stanno ai posti in cui stanno.In ordine alfabetico, ve ne cito soltanto qualcuno: Silvio Berlusconi, tessera 1816, versamento quota - pagava anche l'iscrizione - 1978, primo grado apprendista.Chi l'aveva presentato a Gelli? Roberto Gervaso.Fabrizio Cicchitto, tessera 2232, domanda di iscrizione autografa, tessera sospesa per mancanza di foto. Questo c'era scritto.Ora Cicchitto è capogruppo del Popolo delle Libertà alla Camera e parla tutte le sere nei principali telegiornali. Perché lui si e Gelli no?Era nella sinistra socialista, che quando il povero Riccardo Lombardi scoprì che uno dei suoi allievi prediletti stava nella P2 lo mise alla porta e lo fece piangere.Maurizio Costanzo, tessera 1819 - era a tre posizioni di distanza dalla tessera di Berlusconi - ma lui era di terzo grado: maestro. Era il più alto in grado sotto Gelli.Mentre Berlusconi era solo un apprendista muratore.Questa è l'intervista che Costanzo fece sul Corriere della Sera a Licio Gelli: "Parla per la prima volta il signor P2, il fascino discreto del potere nascosto".Una foto di Garibaldi, una foto di Cagliostro.Questa invece è l'intervista che Costanzo qualche giorno dopo fece a un altro piduista famoso, Silvio Berlusconi, sempre sul Corriere della Sera che guardacaso era controllato dalla P2 tramite gli editori Tassandin, il direttore Franco Di Bella e Umberto Ortolani che era il braccio destro di Licio Gelli.Donelli Massimo, tessera 2207, grado primo apprendista muratore anche lui. Bene, questo Donelli è molto importante oggi, è il direttore di Canale5.Capito?Pubblio Fiori, non è più in Parlamento quindi ne parliamo alla memoria, ma anche lui stava nella P2, poi era nella DC, poi in Alleanza Nazionale, poi ha fondato una delle tante nuove Democrazie Cristiane che ci sono.Roberto Gervaso, quello col farfallino che vedete su Rete4, era addirittura maestro come Costanzo ed era un reclutatore, fu lui a mettere in contatto Berlusconi con Licio Gelli.Nella lista di Gelli c'era anche Enrico Manca, un altro socialista. Lui però ha sempre negato, è riuscito addirittura a vincere una causa contro Galli Della Loggia che l'aveva descritto come piduista ma registriamo il fatto che nella lista c'era anche lui e oggi sta nel centrosinistra e ha un centro studi per valutare la qualità dei programmi televisivi ed era, ai tempi, presidente della Rai.Antonio Martino, è parlamentare di Forza Italia, ex ministro della difesa e ancora prima degli esteri. Antonio Martino aveva fatto domanda di iscrizione alla P2 ma non ebbe il tempo di ricevere la tessera perché nel frattempo furono trovate le liste e rimase con le mutande in mano.Rolando Picchioni, tessera 2095, grado primo apprendista. Anche lui era un deputato andreottiano, sottosegretario, poi è diventato presidente del Salone del Libro di Torino.Oggi è una delle persone più importanti della città di Torino.Duilio Poggiolini, tessera 2247, era il direttore del ministero della sanità, coinvolto in tangentopoli, uscito due anni fa dal carcere grazie all'indulto.Angelo Rizzoli, era l'ultimo erede della dinastia dei Rizzoli, la grande dinastia degli editori milanesi, che fu pure in galera per il fallimento della Rizzoli, che passò di mano, e oggi ha una bella e avviata casa di produzione che lavora per RaiFiction.C'era Vittorio Emanuele di Savoia, tessera 1621.C'era Gustavo Selva, tessera 1814, quello che stava in Alleanza Nazionale e che l'anno scorso per andare in uno studio televisivo ha preso un'ambulanza fingendosi moribondo.C'era, infine, Giancarlo Elia Valori, fascicolo 0283, che fu espulso per indegnità da Licio Gelli. Un caso più unico che raro, uno ritenuto indegno di stare nella P2. Giancarlo Elia Valori, chi sta a Roma lo sa, è stato presidente delle Autostrade, vicepresidente della SME, boiardo dell'IRI e presidente dell'unione industriali di Roma.E' un personaggio molto importante e influente, molto trasversale, molto amato sia a destra che a sinistra.Nella lista della P2 c'erano anche 13 magistrati che furono sanzionati dal Consiglio Superiore ma non tutti mandati via: ce n'è uno a Roma che si chiama Giuseppe Renato Croce che è alla sezione delle esecuzioni immobiliari del Tribunale di Roma.Qualche anno fa chiese più volte l'archiviazione per un processo che stava molto a cuore a Dell'Utri contro un giudice che stava giudicando Dell'Utri in Cassazione e aveva confermato la condanna definitiva per frode fiscale.Anche lui stava nelle liste, tessera 2071, iscrizione 1979.Questo è in pillole il quadro della P2. Oggi non c'è più la P2, restano i piduisti.Qualcuno dirà a volte ritornano: no direi a volte rimangono!Quindi, domandiamoci come mai negli Stati Uniti stanno per eleggere un Presidente che, chiunque sia Obama o McCain, è nuovo, fino all'anno scorso ignoto alle cronache politiche e noi siamo ancora qua, nel 2008, a rimestare con i Cossiga, con la strategia della tensione, con gli Andreotti marmorizzati in televisione come abbiamo visto ieri, con i Licio Gelli imbalsamati.Per quale motivo da noi il passato non passa mai?Passate parola."
2 Novembre 2008